Domenica, dopo una corsa mattutina, rientro a casa, apro X per leggere qualche notizia: penso a qualche post di Donald o del tutto fare Elon, qualche foto di un razzo lanciato in orbita, qualche post umoristico del twitter calcio. Insomma, il solito menù.
Ma domenica, come primo tweet nel feed X, trovo l’emoticon dello stupore, pubblicato da Dirk Nowitzki, leggenda dei Dallas Mavericks, del quale da bambino avevo la canotta blu con l’iconico 41. “Tweet strano” mi dico, ma scorrendo, capisco subito il motivo.
Poche ore prima era stata ufficializzata la trade più clamorosa degli ultimi trent’anni, quantomeno nella sessione invernale durante la stagione.
La trade consiste nel passaggio a Los Angeles, sponda Lakers, di Luka Doncic e a Dallas, di Anthony Davis.
Il feed è un susseguirsi di tweet del mondo del basket, ma non solo, e quello che accomuna, è l’incredulità. Non vi erano avvisaglie né bisbiglii, a pochi giorni, peraltro, dalla conclusione della sessione di mercato. Non più tardi di una settimana fa Antony Davis aveva dichiarato che con un altro centro in rosa, i Lakers sarebbero stati altamente competitivi per la conquista dell’anello.
In una manciata di giorni lo scenario è completamente mutato. Via Davis e dentro Doncic, un giocatore franchigia per i prossimi sette o otto anni. I Lakers si stanno preparando, e per tempo, all’uscita di scena (spero il più tardi possibile) di LeBron James e non si è dunque fatta sfuggire l’opportunità di aggiungere al roster un giocatore di 26 anni e con una talento sconfinato, che lo scorso anno, ha condotto Dallas alle finali. Se poi il duo James Doncic riesce subito a stabilire una bella intesa e vincere insieme questo o l’anno prossimo, tanto meglio, ma ad ogni modo i Lakers si sono portati a casa una giocatore fenomenale.
Tralasciando l’aspetto tecnico per Dallas, che comunque aveva bisogno di un ottimo difensore e l’ha trovato con Davis, in questa vicenda gli aspetti più interessanti sono tre:
• queste trade clamorose e inaspettate, con dentro giocatori All Star, non sarebbero pensabili in nessun altro sistema sportivo al mondo che non sia quello delle leghe americane (NBA, NFL, MLB, NHL), dove si scambiano contratti; non si acquistano giocatori come succede nel calcio europeo. Non si scuciono dunque decine o centinaia di milioni. E lo scambio di contratti, rende il mercato molto più equo ed equilibrato. La particolarità inoltre è che nessuno dei diretti interessati fosse a conoscenza o avesse chiesto di essere scambiato, altro aspetto impensabile nel calcio europeo. In una notte dunque, anche se è la stella della squadra, potrebbe essere scambiato e spedito in un’altra franchigia, senza che ne sappia nulla.
• il coraggio dei manager di prendere decisioni impopolari, difficili, perfino irrazionali, scelta che apparentemente indebolisce la squadra (Dallas) e che, in poche ore, si priva della sua stella, del suo volto di riferimento. Ecco il grande manager è colui il quale prende queste tipo di decisioni, che imprime una linea chiara e cerca di ottimizzare al massimo la situazione.
• la completa segretezza, per più di un mese, di una operazione così complessa e dalla portata mediatica e tecnica, specie in questo momento dell’anno, così dirompente. Nulla è trapelato, solo i due General Manager di Los Angeles e Dallas han fatto la trattativa. In un mondo iper comunicativo, una rarità.
Il miglior accordo possibile è quello che rende felice tutte le parti in gioco, nessuna esclusa, è stato così in questo caso?
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