Le radicali parole di Rothko sono tanto lontane dall’attualità dell’arte, così occupata a dare un prezzo a tutto. Sembra che l’unico metro di giudizio sia il prezzo di vendita che, come i farmaci di cui ha parlato Riccardo Ruggeri qui su Zafferano, è imposto da manovre a tavolino e del tutto scollegato dalla realtà. Le grandi gallerie impongono i prezzi pompando le aste, creando società apposite, muovendo le opere degli artisti benedetti da cotanta fortuna in musei “amici” o in Biennali accondiscendenti, e l’artista così diventa una “blue chip”. Anche i social si sono aggiunti al metodo superlativo e così se hai meno di diecimila follower non sei abbastanza à la page.
A nessuno importa più nulla di esperire il trascendentale, caro Mark.
A nessuno importa più nulla dell’arte, perché l’arte si è disciolta ormai ovunque, nella pizza e nelle scarpe, sui muri e nelle strade, nei detriti, nella banalità di ogni cosa, e quindi ogni cosa, anche la più banale, può diventare arte con un buon apparato pubblicitario. Un nulla, consacrato.