Di fronte ad uno sciopero che ha raggiunto i dodici giorni e l’accordo tra le parti, il comitato di esperti ha convocato tutti i genitori per una riunione da remoto dove si sarebbe discusso di come recuperare questi giorni perduti.
Seguendo i comandamenti woke, non hanno consentito di vedere chi altro partecipava, di fare domande, di scrivere messaggi: zitti e mosca. Questi sette esemplari si son prodigati in un’ora e mezza di considerazioni allucinanti, per concludere che dovranno eliminare le due settimane di vacanze per cui tutte le famiglie hanno già preso impegni, prenotato voli, e via dicendo. Se la son cantata e suonata da soli, con alti proclami sulla necessità di rispettare le religioni che hanno il giorno di festa al sabato ed alla domenica, gli studenti atleti che hanno perso allenamenti in queste settimane di sciopero, e specialmente la sanità mentale di tutti che impedisce di stare a scuola un paio d’ore in più. Il comitato dei sette competenti ha quindi deciso che il male minore, per rispettare tutte le regole ed i sotto-cavilli in essere, sia quello di mandare in fumo due settimane in cui le famiglie vanno in vacanza, o a visitare università, o a ricongiungersi con genitori separati.
Una qualsia persona di buon senso avrebbe detto: se di 190 giorni di scuola ne avete persi 12, ovvero il 6%, lasciate perdere e tagliate l’ultima parte del programma. Fare il 6% di algebra o storia in meno del previsto non vi cambierà la vita cari studenti, andate in vacanze tranquilli. Invece no, i woke non hanno buon senso, non tollerano il dibattito e vogliono esercitare controllo per il gusto di farlo, e di sottomettere il prossimo dall’alto del loro senso di giustizia.
Pensate a genitori con bimbi alle elementari o medie, che per dodici giorni di sciopero si son dovuti attrezzare tra nonni e costose baby-sitter: hanno i nervi a fior di pelle. Tra quelle di febbraio o aprile hanno già speso migliaia di dollari in voli ed alberghi: ora dovrebbero buttarli nel cesso per recuperare qualcosa a scuola? Oppure ai tanti ragazzi con genitori separati che vivono lontano, e che puntano a queste settimane per stare finalmente assieme. Oppure ai ragazzi che hanno bisogno di un lavoretto per metter da parte un minimo risparmio. Tutto in fumo.
Il comitato woke ha deciso di non modificare nessuna delle regole, chiaramente scolpite nella pietra. Chi vieta di fare 180 giorni di scuola invece di 190? Chi lo dice che la battaglia di Waterloo la devi studiare al secondo anno e non al terzo? Quale psichiatra ha mai stabilito che stare una o due ore in più a scuola causi psicosi o altre malattie mentali? Quale religione ti manda agli inferi se salti una celebrazione a fine settimana?
Nel contesto generale dei problemi del paese, dallo stato penoso delle infrastrutture, al costo della sanità e dell’educazione, all’esserci presi in casa sei milioni di immigrati illegali in anni recenti (ne abbiamo undici milioni in tutto), lo sciopero di un paio di settimane non conta nulla. Tuttavia, la gestione totalitaristica di un’amministrazione che vuole determinare cosa è giusto per tutti, è un segnale preoccupante per il futuro di tutta la res publica.