In questo caso preciso, il fatto che fossero state date in prestito delle opere del famosissimo Museo della Specola di Firenze mi ha davvero invogliato a visitare la mostra in corso.
Le cere del Museo sono veramente un capolavoro. Sono state realizzate a cavallo tra il XVIII e XIX secolo con lo scopo di ottenere un vero trattato didattico-scientifico che risolvesse la questione relativa all’osservazione diretta del cadavere e dell’anatomia del corpo umano. Lo studio anatomico per lungo tempo è stato oggetto d’indagine sia artistica che scientifica. Si può non pensare agli studi sul corpo umano di Leonardo attraverso la dissezione diretta dei cadaveri, o a tele famosissime come quella di Rembrandt dal titolo “La lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp”? C’è stato un tempo in cui la scienza e l’arte procedevano allo stesso passo e in un'unica direzione.
Le cere della Specola raccontano ancora quel periodo di unità d’intenti. Il loro modo di svelare un’interiorità fatta di strati e di organi si regge magistralmente in equilibrio, mantenendo un sentimento di bellezza così prezioso, così eterno. Le donne (in scala più piccola), o meglio le Veneri, appoggiate nella raffinatezza setosa dei giacigli antichi, direi dolcemente sventrate, mantengono pose pudiche, con le gambe che sembrano voler nascondere il grembo. Osservandole mi hanno fatto pensare a “L’estasi di santa Teresa” del Bernini. Le bocche socchiuse, le labbra perfettamente disegnate, il volto un po’ riverso all’indietro, sul collo una collana di perle che esalta l’incarnato perfettamente dipinto, esse sono testimoni di una bellezza, al di là della analisi scientifica, che è sensuale, leggiadra. Altrettanto intensi e straordinari i disegni anatomici a corredo delle cere, la cui accuratezza e astrazione è sorprendente, unica. Descrivono un mondo ricco di pensiero, di sfumature, di bellezza, di volontà di conoscenza. Un mondo oggi raro.
All’ingresso della Fondazione c’è anche un inedito cortometraggio del regista David Cronenberg. Una scelta perfetta per esaltare la fascinazione del corpo umano dissezionato, inserito da Cronenberg in un contesto visionario, adatto a traghettare le ceroplastiche così vitali e sorprendenti nella contemporaneità.