Pensieri e pensatori in libertà


L’Ucraina e i valori ontologici

La vicenda ucraina svela alcune importanti verità che hanno a che fare con il pensiero.
La prima è che in un’epoca così segnata dalla virtualità, l’azione fisica, brutale, che mette a rischio il corpo – proprio e altrui – ha una forza shoccante e imbattibile.

Putin invade l’Ucraina con i carri armati, brutalmente, e mesi di diplomazia e di prudenza virtuale crollano in un attimo. In un mondo abituato a ritardare sempre l’execution e qualunque decisione effettiva, tutti si aspettavano di poter cedere poco a poco a piccoli avanzamenti russi, senza dover mai schierarsi davvero, senza dover mai decidere davvero, come è ormai solito: non scelte libere ma inevitabili cedimenti alla logica delle cose. Capita così su tutto nel mondo occidentale: non si decide mai e alla fine la decisione che si deve prendere è l’unica che è rimasta possibile.

La mossa di Putin, corporea, totale, brutale, purtroppo ha svelato invece la verità, le decisioni prese nel segreto dei cuori: in questo caso, nessun occidentale vuole morire per Kiev. Come ha fatto notare il presidente ucraino, dei 27 leader dei Paesi della NATO nessuno è riuscito a prendere una posizione chiara né tanto meno ha voluto aiutare gli Ucraini. Al di là delle parole durissime, che sono già smentite nelle trattative sulle sanzioni economiche dove ognuno ha già cominciato a difendere il proprio giardino, nessuno ha intenzione di sacrificare qualcosa – né uomini né benessere – per la questione dell’autodeterminazione del popolo ucraino o per la difesa della presenza di un tipo di governo dove ci siano libertà di pensiero e parola. Non parliamo poi della lotta di principio democrazia vs regime, affrontata in centinaia di convegni accademici ogni anno, che non è stata nemmeno presa in considerazione come principio per cui valga la pena sacrificarsi.

Così, l’azione fisica di Putin mostra che in Occidente non ci sono più valori. Si badi bene, siamo in un’epoca iper-moralista e quindi siamo subissati da valori etici, quelli che riguardano il comportamento: parità, inclusione, correttezza, civiltà, equità sociale. Manchiamo di valori ontologici: quelli ontologici sono rappresentati da quelle cose che ci sono e per le quali vale la pena – da cui la parola “valore” – vivere e morire. Così i russi hanno dimostrato di avere dei valori ontologici, cioè di essere pronti a morire per la grandezza della Russia. È un valore sicuramente limitato, e storicamente fallace (tanto più nelle ricostruzioni di Putin), ma è pur sempre un valore, di tipo ontologico. Noi occidentali abbiamo dimostrato di non avere più nulla per cui valga la pena mettere in gioco la vita, quella corporale innanzi tutto. Gli americani, che licenziano ora per una parola sbagliata, non sono più in grado di far nulla per l’oppressione fisica di milioni di persone. Gli europei hanno già imboccato questa via da lungo tempo, mostrando purtroppo di essere solo “un mercato di consumatori”. Quest’ultima è stata l’espressione usata da Macron per dire ciò che non dovremmo essere e che in un futuro – domani, domani, domani – non saremo. Ma la verità della guerra con la sua logica tremenda e nefasta è purtroppo evidente: monsieur le président, siamo un mercato di consumatori e non siamo più in grado di fare altro. Paradossalmente, la cosa più fisica, con un sacrificio minimo, l’ha chiesta il Papa con il digiuno di mercoledì. Non è molto, ma è più di chiunque altro in Occidente. Se non altro, abbiamo appreso una verità del pensiero, per quello che può aiutare, magari a riflettere: i valori ontologici sono quelli che hanno conseguenze sul corpo; sono questi che definiscono popoli e culture e su di essi non vale la politica del rimando. 

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro