Pensieri e pensatori in libertà


Rimanelli e il conformismo intellettuale

Se volete leggere un autore importante originale e dimenticato in Italia, potete provare con Giose Rimanelli (1925-2018), su cui la scorsa settimana si è tenuto presso l’Università del Molise un importante convegno internazionale organizzato dal Centro per gli studi italo-americani e canadesi diretto da Francesca D’Alfonso. Chi era Rimanelli e perché ci interessa?

Sconosciuto ai più in Italia, Rimanelli è stato invece un importante autore della nostra letteratura, emigrato negli Stati Uniti nel 1960, dopo un linciaggio morale dell’intellighenzia nostrana. In due parole, ecco la strana storia. Giose è un giovane molisano dell’arroccato paesino di Casacalenda, curioso intelligente arrabbiato e frustrato come spesso accade ai ragazzi con molta ricchezza umana e senza ancora i mezzi per esprimerla.

C’è la guerra e ci sono i tedeschi che risalgono l’Italia in ritirata. Per rabbia contro il padre e il mondo, Giose sale su un camion dei tedeschi e, dopo una serie di vicende rocambolesche, finisce per essere costretto ad arruolarsi con la milizia dei repubblichini. Privo di particolare convinzione politica, finirà per diventare un protagonista della contro-resistenza, per poi essere catturato dagli americani, fuggire dalla prigionia e tornare nel suo selvaggio Molise, ancora più arrabbiato di quando era partito. Rimanelli scrive tutta questa storia autobiografica nel libro Tiro al piccione, che presenta a Pavese e alla casa editrice Einaudi come una visione della resistenza “dalla parte sbagliata”. Pavese ha gusto e apprezza il libro e l’originalità, ma si suicida di lì a poco. Senza Pavese, l’Einaudi di Calvino e Ginzburg fa fatica a pubblicare libri con una visione non standard della resistenza. Grazie a Vittorini, il libro viene pubblicato con successo da Mondadori, presso la quale Rimanelli pubblicherà in pochi anni quattro romanzi.

Ma Rimanelli, pur vivendo a Roma e poi a Torino, collaborando con giornali di ogni colore politico, rimane un ragazzo insofferente e amaro. Ormai schifato da ogni ideologia, e con quello sguardo da montanaro del Sannio, scorge il nuovo trionfo del pensiero unico, ora di sinistra dopo essere stato di destra. Vede gli uomini di cultura cambiare casacca e accasarsi a nuovi partiti, li vede piegarsi, svendersi, accordarsi, assuefarsi. Scrive sotto pseudonimo un libro di pungente critica letteraria nel quale si ridimensionano in un sol colpo Moravia, Pasolini, Bassani, Falqui, Guareschi e si prende di mira l’intera intellighenzia, i suoi salotti, i suoi editori e i suoi premi letterari. È il 1959 e il libro s’intitola significativamente Il mestiere del furbo. Lo pseudonimo cade subito e il brillante ragazzo viene bandito per sempre dall’empireo della cultura italiana.

Non gli rimarrà che andare negli Stati Uniti, dove continuerà a scrivere di Italia e di Molise e dove introdurrà l’idea degli Italian Cultural Studies, corsi dedicati alla cultura italiana nel suo insieme interdisciplinare e non alla sola lingua o alla sola letteratura. Studiato negli USA, Rimanelli è rimasto fino ad ora un semisconosciuto in patria. L’editore Rubbettino, spesso aperto alle innovazioni, ha ripubblicato adesso tre romanzi: Tiro al piccione, Una posizione sociale, Peccato originale. Da Rubbettino uscirà poi anche il libro postmoderno, scritto in inglese, Benedetta in Guysterland (1993), premiato all’epoca con l’American Book Award.

Rimanelli non è Solženičyn o Grossman. Non ha una fede profonda e organizzata in Dio o nell’immortalità della vita che gli permetta di dare un senso unitario e cosmico al suo rifiuto del conformismo. Tuttavia, nel suo attaccamento sognante al suo povero, selvaggio e distante Molise, Rimanelli trova la forza di vivere a sua volta non ideologicamente, rifiutando il mainstream culturale dei due Paesi di appartenenza, rimanendo curioso della vita e delle parole, inglesi italiane molisane, che la esprimono. Non è poco, e forse è sufficiente per riflettere ancora una volta su vecchie e nuove forme della tragica tendenza umana a essere ideologici, e dunque violenti, menzogneri e settari, in ogni forma di società.

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