Era un periodo in cui le parole di Arendt mi risuonavano, mi davano ispirazione. Ricordo che dopo la lettura del saggio “Sulla violenza”, che scrisse quasi in contemporanea ai moti degli studenti del ’68, ebbi l’idea di fare un grande affresco storico, le “Tavole della Protesta”. Quaranta tavole sulle proteste studentesche in città diverse, che come un’onda , per citarla letteralmente, investiva il mondo. Le “Tavole della Protesta” (2005) mostrano grandi scontri con la polizia, violenza, insomma, il clima di quell’epoca (ma anche un po’ di questa ormai), con una tecnica nuova: era una serie di stampe su acetato che poi trattavo con gli acidi, a togliere, per dare una certa idea della cronaca, che si fa storia.
E’ stata una serie fortunata, esposta in molti luoghi, a cui poi ho aggiunto un’installazione sonora, con gli slogan di quelle manifestazioni, ad esempio il famoso “Ce n’est qu’un debut, continuons le combat” inno degli studenti francesi, con rumori di vetri rotti, lanci di bombe, documenti sonori originali tratti dai telegiornali, discorsi, a cui è seguito anche un video. Ricordo come fosse ieri quando esposi le tavole, assieme a un’installazione con le bottiglie Molotov, alcune intere, altre rotte e una tanica di benzina, e quel sonoro aggressivo, alla mostra “Allarmi” nel 2008. Curata da Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco e Alberto Zanchetta, a Como, si svolgeva alla Caserma De Cristoforis, una vera propria caserma, e i colonnelli vollero visitare la mia “stanza”. Ci fu emozione.
Ho scritto quest’articolo il 4 dicembre, nell’anniversario della sua morte, ripensando al ruolo assolutamente attivo del pensiero di Hanna Arendt su di me, perchè mi ha davvero dato una visione, ed è una cosa molto rara. Anche quando visitai Könisberg, la città baltica prussiana (perché lì crebbe) e diventata poi Kaliningrad, la pensai. Una città incredibile che ho visitato più di una volta. Il filosofo Kant vi visse tutta la vita, insegnando all’Albertina e lì è sepolto. Una città enorme, enclave russa nel cuore dell’Europa: ponte tra l’Est e Ovest, e ovviamente il Nord, con il suo mare scuro, difficile, a cui si affaccia. È una città pulsante, piena di energia, ricca di storia. Sebbene non sia certo la stessa rispetto ad allora, quando Hannah vi viveva, ne ha sicuramente ha forgiato il carattere: difendersi, lottare per se stessi, avere una coscienza politica e non rinnegare la propria identità, queste sono le costanti della sua opera. E forse anche di quella pazzesca città.
Ecco la foto, di vent’anni fa (era il 2005) nello studio di Ripa Ticinese, a Milano.
