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Trump e le cripto

Dall'inizio di Zafferano ho scritto più volte delle criptovalute, uno strumento rischioso per investimenti speculativi totalmente smarcati da fondamentali industriali e di mercato. Per intenderci, con Bitcoin e compagnia non si produce nulla di particolare, quello che conta è il fatto che siano una risorsa reputata scarsa, e questa percezione ne guida il valore. 

Come sempre ci ho giocato in prima persona, installando miner per produrne, e facendo compravendita per capire bene il fenomeno, fino a quando li ho abbandonati completamente.

Ci sono aziende che hanno costruito vere fortune con questa tecnologia, come la quasi italiana Tether che ha trovato il modo di legare Bitcoin ai dollari, con quello che in gergo si chiama stable coin (moneta stabile) e che quest'anno le dovrebbe portare in cassa $15 miliardi. L'idea è contortamente semplice: il valore del suo stable coin USDT è legato uno ad uno con i dollari del tesoro americano, che pare garantirne la stabilità. L'azienda, con CEO residente in El Salvador e sede alle Isole Vergini, a settembre aveva una valutazione di $500 miliardi, come OpenAI ed un pelo più di SpaceX per intenderci.

Questa fortuna viene in buona parte da Trump, che con la famiglia investe in cripto e da Presidente ha liberalizzato questo settore con il suo “Genius Act” (qui), legalizzando la nascita degli stable coin. Gli USA registrano un marcato apprezzamento del dollaro con questo strumento, perché il volume di transazioni finanziarie è veramente importante e raccoglie l’interesse internazionale di comprare dollari. Dettaglio non trascurabile, la famiglia Trump grazie a questo meccanismo è passata da $51 ad $864 milioni di ricavi in un anno, dimostrando che conviene essere eletti Presidente.

Ora, da due mesi a questa parte il valore delle cripto è crollato: il Bitcoin è sceso del 30%, valute minori sono crollate ben oltre, invertendo un trend che aveva visto una massa di persone scommettere tutto, come al Casino. Gli stable coin, dove la parte del leone è fatta da Circle e Tether, capitalizzano ancora circa $250 miliardi. La storia ci racconta che è molto facile promettere stabilità, meno mantenerla: nelle ultime tre settimane alcuni piccoli stable coin son saltati, e con loro $200 milioni, con grandi rimpianti per chi ci aveva scommesso la pensione. La stessa Circle aveva già perso $3 miliardi due anni fa con il fallimento della Silicon Valley Bank, e senza l’intervento del governo avrebbe chiuso i battenti. Adesso hanno paura che gli investitori scappino.

Tuttavia, la caratteristica che rende le cripto interessanti per banchieri e malfattori, ossia la facilità di trasferimento internazionale, trasforma l’instabilità di mercato in una preziosa opportunità. Oggi gli stable coin sono lo strumento principale per la compravendita di dollari in tutti i paesi, dall’Argentina alla Turchia, dove i governi vorrebbero proteggere la propria valuta. Evitando i controlli, gli stable coin consentono di raccogliere molti investimenti esteri. In conclusione, nonostante il calo del prezzo comporti perdite per molti cripto investitori, la maggior stabilità del legame col dollaro fa in modo che dall’estero continui ad arrivare un bel flusso di dollari, tanto nelle casse federali quanto in quelle di Trump e famiglia.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.