... mostrati vuoti, poiché molti di quei manifestanti da mesi non li utilizzano, essendo senza lavoro. Uno scossone per chiedere regole chiare e uniformi senza le quali la già difficile condizione del mondo lavorativo dell’intrattenimento diventa insostenibile.
Un appello lo aveva appena lanciato anche Riccardo Muti in relazione alla situazione delle orchestre in Italia, alla chiusura dei teatri, alle limitazioni al numero di spettatori per evento. A Bologna, il 9 ottobre scorso, dopo il concerto con l'Orchestra Cherubini da lui fondata, riferendosi agli strumentisti che la compongono (tutti sotto i trent'anni e provenienti da ogni regione italiana) il Maestro aveva espresso il suo timore: “Non vorrei che fra qualche anno questi giovani musicisti dovessero appendere lo strumento al chiodo".
Intanto il Teatro alla Scala ha annullato la campagna abbonamenti annuali e la stagione lirica 2020-21 sarà presentata ogni tre mesi. A Torino i concerti di Lingotto Musica - nel magnifico auditorium realizzato su progetto di Renzo Piano - saranno per ora appuntamenti autunnali per 200 spettatori nonostante i 1901 posti disponibili. Il Teatro Regio invece, senza deroga alle attuali disposizioni probabilmente non ce la farà e infatti non ci sono conferme ufficiali sul prossimo cartellone. In questo mese tutto il personale, artistico e non, è in cassa integrazione per due settimane (forse tre). Sospesi concorsi e audizioni. Il Regio di Torino è teatro lirico che dispone di un’affascinante sala da 1600 posti; data la sua difficile situazione finanziaria non si capisce come potrebbe reggere allestendo rappresentazioni (complesse e costose, come sempre quelle operistiche) per soli 200 spettatori. Del resto tutte le fondazioni liriche italiane attendono deroghe consistenti a questo limite.
Sono solo alcuni esempi di una situazione disperante che sta accomunando i lavoratori del settore in tutta Italia. Per i privati suona più che mai funebre. Teatri e festival che non possano contare su contributi pubblici non sopravviveranno, su questo concordano tutti. L’allarme vale per la musica come per altri eventi d’arte e si ripercuote sulla vita culturale della Nazione in generale. Non a caso Muti si è detto molto preoccupato anche in tal senso: “La prima cosa è la salute, e su questo non si discute, ma se non ci curiamo anche della mente, faremo un disastro nei confronti delle generazioni future”.