Musica in parole


Un manager di 300 anni fa

Pare proprio fossero rivolte al suo manager, le parole di Amy Winehouse nella canzone Rehab; quel manager amico che cercò di contrastare il suo rifiuto a curarsi (They tried to make me go to rehab/I said, no, no, no/...I just need a friend)

Oggi l’industria musicale ruota intorno a un’artista di successo con varie figure professionali, ma la persona di riferimento resta il manager, alle prese anche con la tutela della salute del musicista, quando a rischio esaurimento nervoso, ansia da palcoscenico, blocco creativo, dipendenze. Il supporto psicologico è un tema diventato importante e se si tratta di un minore, il ruolo del manager è ancor più delicato.

Ad Augsburg, 300 anni fa nasceva un compositore e violinista che si inventò manager: Leopold Mozart, una vita dedicata a Wolfgang, il genio di famiglia per il quale lui sarà educatore, insegnante e manager multitasking. 
Nell’anno dell’anniversario è ricordato per le composizioni e gli scritti didattici; apprezzato dai musicologi, lo è meno dai biografi che rimarcano quanto Mozart padre sfruttasse il figlio come enfant prodige.
Nel modo di procedere di Leopold c’è tutto il management artistico di oggi: ricerca del miglior incarico, pianificazione degli incontri, organizzazione dei concerti e un gran lavoro come tour manager. All’epoca il termine Tour significava mettersi in viaggio in carrozza, e, come fecero i Mozart, impiegare anni e anni per farsi conoscere in Europa.

I rapporti tra padre e figlio sono intensi ma difficili: Wolfgang, un genio non misurabile in termini di normalità neanche nel vivere quotidiano, da adulto si allontana da Leopold anche per dissapori artistici che creano frizioni tra “artista e manager”.
Un ricco epistolario testimonia che i due si tengono comunque in contatto; Leopold scruta con orgoglio i successi del figlio, ma non lesina il disappunto per le scelte che ritiene sbagliate, preoccupato anche in ragione della sensibilità emotiva di Wolfgang che nessuno come lui conosceva.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Filippo Baggiani (Torino): commerciale settore moda, scrittore allo stato quantico
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Francesco Rota (Torino): un millenials
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Gianfranco Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione