Nei primi anni di social media, tra le varie domande sulle nuove piattaforme, quella di maggior tendenza era se fossero mode passeggere oppure una nuova economia. La seconda ha vinto.
Ora la domanda di tendenza è un’altra: le billion dollar company del Tech che partita stanno giocando? Che ripercussioni hanno nella nostra società: sviluppo e condivisione delle informazioni, nella costruzione delle opinioni e del pensiero critico? Vertigine digitale.
Alcune settimane fa, seguendo la conferenza annuale del TEDX, la mia attenzione si è soffermata sull’intervento di Carole Cadwalladr, giornalista inglese del Guardian e dell’Obersrver, intitolato “Facebook's role in Brexit — and the threat to democracy. Il ruolo di Facebook nella Brexit e il pericolo per la democrazia.
Agli “Dei della Silicon Valley”, così definiti i CEO delle principali aziende tecnologiche, è stato chiesto che ruolo giocano i social media nel contesto dell’informazione, mentre a tutti noi utenti se siamo consapevoli della logica che sta al funzionamento delle piattaforme e della veridicità dei contenuti che leggiamo. Nel cercare una risposta a queste domande, la mia riflessione si è spostata rispetto ai tempi che stiamo vivendo e nell’utilizzo che viene fatto: nel nostro essere utenti on line ci imbattiamo in un mondo polarizzato dove ben pochi hanno la capacità di proporre ragionamenti complessi, o anche solamente delle domande adeguate, bensì c’è la sprezzante idea che si debba avere per forza un’opinione su tutto e su tutti. O è bianco o è nero, le tonalità di grigio non esistono.
Respiro, ripartendo dal principio tanto logico quanto inusuale. Per poter esprimere una propria opinione è necessario capire: come funziona un social network? Quali sono i fattori principali che intermediano la relazione dell’utente con altri utenti?
Qualsiasi piattaforma si basa su algoritmi governati da sistemi intelligenza artificiale, che propongono agli utenti i contenuti ritenuti più affini rispetto al grado di iterazione che l’utente stesso ha avuto con altri con i contenuti di qualsiasi soggetto (persone fisiche, partiti politici, aziende ecc..).
Per Facebook l’algortimo si chiama Edge Rank e in esso intervengono più di diecimila fattori. Le conseguenze sono evidenti: maggiore sarà il grado di interazione con alcuni argomenti altrettanto maggiore è la possibilità che la piattaforma mi porti in evidenza contenuti altrettanto simili. Non c’è virtuosismo bensì viziosità: senza contraddittorio la convinzione rispetto ad un determinato argomento verrà rafforzata.
Carole Cadwalladr evidenzia come attraverso Facebook sono state diffuse consapevolmente fake news: facendo leva sulle paure della gente è stato condizionato il voto referendario. Tecnica antiche in salsa digitale. E allora come fare? Come poter guardare oltre, alla ricerca e nella pretesa della verità. Una verità necessaria, utile per prendere delle decisioni che condizionano il presente con inevitabili impatti sul futuro. “La tecnologia è meravigliosa, ma è diventata la scena di un delitto. La vittima è la democrazia”. La tecnologia permette il progresso, offre l’opportunità di andare oltre il presente per poter traguardare il futuro. Ci fornisce gli strumenti arrivare a quella verità, approcci scientifici che poggiano su basi certe. Altro che no vax e immigrazione di massa. Ma cosa vogliamo costruire se le basi di partenza poggiano su false fondamenta? Siamo disposti a barattare la costruzione delle verità in favore di algortimi capitalistici?
Pensiamoci, e forse le vertigini diminuiranno.