LA Caverna


Non c’è altra oscurità che quella dell’ignoranza (Shakespeare)

Viviamo nell’“età dell’oro dell’ignoranza... deliberatamente prodotta da potenti forze per lasciarci nel buio” (Robert Proctor, storico della scienza americano e professore di Storia della scienza alla Stanford University). Il deterioramento del mondo è legato non solo alla distruzione delle risorse naturali ma anche di quelle cognitive ed etiche. 

Ognuno di noi è ignorante e, per combattere le proprie lacune, dobbiamo cominciare col riconoscere di non sapere, primo scalino da superare per progredire nella conoscenza. Integrità morale e conoscenza danno luogo a un vero sviluppo e a una felice prosperità. Sono virtù di persone umili ma sagge e avvedute che mirano ad una crescita senza lotte di potere e loschi interessi personali. Conoscenza, creatività, fantasia, pensiero critico, sono, spesso e paradossalmente, avvertiti come minaccia per il sistema.

L’ignoranza ha due forme opposte e incompatibili: la deliberata ignoranza è gratis, non richiede fatica, ci lascia passivi e stupidi, condizionati o costretti solo a guardare, l’ignoranza razionale, invece, aumenta la motivazione e la fiducia in noi stessi al punto da migliorare le performance, ci spinge ad andare oltre, ha il merito di riconoscere l’incertezza, l’incompiutezza, l’insufficienza delle conoscenze. L'ignoranza può essere creata o distrutta. Si utilizza come strumento politico ed economico, si vuole come soluzione nelle lotte culturali, viene prodotta e mantenuta in particolari contesti. Oltre alle lobby industriali - ("Il dubbio è il nostro prodotto" è lo slogan dell'industria del tabacco), - capaci di orientare l’opinione pubblica diffondendo dati falsificati, tra i principali fautori dell’ignoranza indotta c’è anche un tipo di azione politica che mistifica la realtà per ottenere consensi.

Altro nemico subdolo che induce a voltare le spalle a ogni esperienza, che non aiuta a crescere, che causa scarsità di competenze, è la pigrizia mentale. Scienza e scuola sono corresponsabili nello sviluppo di entrambi i processi: adottare l’ignoranza come stimolo al sapere, all’indagine, allo sviluppo del pensiero critico, investendo energie, tempo e maggiori risorse o darle spazio, con stratagemmi deliberatamente progettati. È il potere rigenerativo dell'ignoranza che rende sostenibile l'impresa educativa e scientifica. Se esaurissimo l'ignoranza faremmo girare al minimo i motori della conoscenza. I veri saggi – insegnava Socrate - sono quelli che si rendono conto di come sanno poco. La conoscenza della propria ignoranza diventa un prerequisito per l'illuminazione.

Gli intelletti creativi sono esperti di ignoranza: sanno dove trovarla e come farla sparire. Lo stesso Socrate, però, affermava che l’ignoranza, non nel senso nobile di consapevolezza dei propri limiti, è il germoglio sotterraneo da cui fioriscono violenza, paura ed egoismo, frutti da cui si distilla ogni genere di perversione sociale: esibizionismo, sadismo, razzismo, pregiudizi, sfruttamento e totalitarismi. L’ignoranza è il nostro unico nemico (Emanuele Tanzilli), un nemico più pericoloso della malvagità. (Bonhoeffer) L’ignoranza indotta è una realtà da cui metterci in salvo tempestivamente, imparando a discernere la verità dalla menzogna. Le moderne tecnologie hanno causato la proliferazione dell'ignoranza negativa, del dubbio, dell’incertezza. L’utilizzo scriteriato e non organizzato di tali mezzi ha provocato più danni che benefici. “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli”. (Umberto Eco)

Quello che più mi colpisce, nella mia lunga esperienza di docente, è il triste fenomeno della maggior parte delle famiglie che, da diversi anni, hanno come stella polare del cammino educativo la sicurezza della promozione. Non è importante che la scuola sia eccellente o che lo studente emerga attraverso l’impegno e la fatica della ricerca, ma che sia promosso e non subisca frustrazioni. Questo degrado di qualità dell’istruzione ha creato generazioni insicure, incapaci di tollerare insuccessi, di gestire difficoltà, e, a lungo andare, formerà un popolo ignorante e soddisfatto della sua stupidità, pronto ad accettare in modo servile direttive e nozionismi preconfezionati.

Voglio credere alla possibilità di una nuova resistenza contro l’ignoranza, che coinvolga ogni attore del mondo del sapere: insegnanti, giornalisti, scrittori, quanti hanno a cuore la salvezza morale della società. Partigiani della conoscenza e dell’educazione è loro missione contrastare l’interesse di quanti vogliono difendere i propri privilegi, disprezzando la cultura, rendendo difficili e inaccessibili le conoscenze, affermando astutamente che non valgono nulla. L’ottusità mentale ci fa ingerire ogni forma di spazzatura mediatica. Si cerca in tutti i modi di evitare la crescita del pensiero critico, alternativo, impedendo la consapevolezza del passato e il senso della storicità. L’ignoranza è un rischio anche per la democrazia effettiva di un Paese.

Piero Calamandrei previde lucidamente, negli anni Cinquanta, lo sviluppo di un nuovo fascismo che avrebbe aggredito la scuola e i suoi insegnanti. Nel saggio intitolato "Vanità dei titoli di studio", nel lontano 1947, Luigi Einaudi osava affermare: "Sono vissuto per quasi mezzo secolo nella scuola; ed ho imparato che quei pezzi di carta che si chiamano diplomi di laurea, certificati di licenza valgono meno della carta su cui sono scritti". Anche oggi, autorevoli professori delle più svariate discipline, nelle loro analisi, colgono gli effetti deleteri dell’ignoranza e avvisano del pericolo che un suo inarrestabile sviluppo ci stia trascinando in un baratro di scelte sbagliate. Se, come dice Spinoza, “La liberazione dal male è nella conoscenza”, potremo tornare a essere umani combattendo e resistendo “perché il cuore si riempia di gentilezza, la bocca di educazione, le mani di accoglienza e la testa di buoni libri”. (Fabrizio Caramagna) “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” (Versi 118-120, Canto XXVI dell’Inferno, Divina Commedia).

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