IL Digitale


I nuovi scenari da considerare

Allo scoccare della primavera il Coronavirus presenta alcuni punti ancora da chiarire:

1) Come valutare la contagiosità da parte di infetti asintomatici, che sfuggono ad ogni controllo per almeno una settimana.

2) Quante sono ed a che velocità si sviluppano le nuove varianti del virus, che complicano lo
sviluppo di vaccini efficaci.

3) Quanto dura l’immunità acquisita dai pazienti guariti, che in seconda battuta aiuterebbe
nell’immunità di gregge.

Questi dubbi richiedono determinazione e disciplina su due fronti: la gente deve chiudersi in casa, gli scienziati e le aziende farmaceutiche devono sviluppare e produrre vaccini molto rapidamente.

Il primo punto ha un impatto devastante sulla nostra società: ristorazione, turismo, trasporti pubblici e quasi tutti i settori economici diversi dal bio-medico-farma si fermano, con conseguenze gravi che si possono tollerare per qualche settimana ma non a lungo. Abbiamo visto che il digitale aiuta su molti fronti: dall’intelligenza artificiale che velocizza la messa a punto di nuovi farmaci, alla connettività globale che mette a fattor comune il lavoro di scienziati in giro per il mondo, alla stampa 3D che aiuta a produrre in tempi brevi componenti  critici per i respiratori, alle piattaforme di comunicazione che ci consentono di lavorare e  studiare da casa, alla dematerializzazione di molti prodotti che diventano digitali essi stessi.

Ora occorre pensare alla possibilità che questo nuovo modo di vivere duri più di qualche mese, ed alla buona probabilità che si ripresenti ancora in un futuro nemmeno lontano. Lavorare da remoto è meno produttivo che in ufficio, perché l’equivalente dello scambio di 30 secondi battute si espande in sei email che rimbalzano per ore. Seguire una lezione da remoto è faticoso, perché non hai la presenza fisica e la carica emotiva del maestro che ti spinge a stare attento ed impegnarti.

Produrre cibo con stampanti 3D per affrancarsi dalle code al supermercato è quanto meno inefficiente. Mandare in vacanza ai Caraibi il proprio ologramma, mentre noi restiamo fermi di fronte al video, non ci aiuta a fissare la vitamina D nelle ossa come fossimo spaparanzati al mare. Come con il Rinascimento, ci serve riflettere ed una buona dose di creatività per rifiutare i dogmi che ci hanno portato a questa situazione. Dopo Dante, Leonardo e Giotto, chissà chi produrremo dopo questa avventura. Magari  qualcuno tra voi che leggete Zafferano in questo sabato di primavera.

Come sempre, per chi volesse approfondire, due interessanti articoli:

https://jfsdigital.org/2020/03/18/neither-a-black-swan-nor-a-zombie-apocalypse-the-futures-of-a-world-with-the-covid-19-coronavirus/

https://www.technologyreview.com/s/615370/coronavirus-pandemic-social-distancing-18-
months/?set=615328&set=61532


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro