Trump ha provato a chiamare “virus cinese” il Coronavirus, ben conscio che dare l'idea di un nemico esterno in pasto al popolo è ricetta infallibile per migliorare la propria popolarità e quindi possibilità di rielezione. Aveva scontato l’opposizione dei democratici e della più ampia schiera dei politically correct, ma non aveva previsto la reazione degli scienziati, gli stessi personaggi cui fa affidamento per dare una parvenza di competenza.
Anthony Fauci gli ha spiegato in modo franco e diretto, come solo un ottantenne che lavora per la Casa Bianca dalla presidenza di Reagan può fare, che la comunità scientifica cinese fin da subito ha contribuito alla condivisione della ricerca sul virus e su come combatterlo. George Gao, che è l'equivalente cinese di Fauci, da settimane fa il possibile per condividere gli studi ed aiutare il resto nel mondo in questo sforzo. Negli ultimi giorni ha anche aiutato a smorzare ipotesi bellicose tra i due Paesi. Non è l’ora di litigare con la Cina.
Il Coronavirus non conosce confini, non ha mire strategiche o secondi fini: è cinquecento volte più piccolo di una cellula ed è solo interessato a crescere e riprodursi. Il fatto che questo comporti la morte di milioni di persone in giro per il mondo non è un suo problema, ma se noi ci facciam rallentare da orgoglio e pregiudizio sarà un ecatombe. Mettiamo orgoglio e pregiudizio in un cassetto e facciamo in modo che la comunità scientifica mondiale abbia mezzi e strumenti per correre.
Per chi volesse approfondire:
https://www.statnews.com/2020/02/17/who-is-leading-charge-against-the-coronavirus-outbreak