IL Cameo


Tex Willer l’influencer

Tex Willer l’influencer

I lettori avranno notato che su Zafferano, in calce a ogni articolo, c’è un breve profilo degli autori (lo hanno scritto loro stessi). Quando assemblai il numero zero scoprii che il professor Angelo Codevilla aveva scritto, tra l’altro, “tifoso di Tex Willer”. A nostra insaputa avevamo la stessa passione.

Alcuni potranno dire, nel 2019 essere tifosi di Tex significa essere datati. Vero, in effetti Tex è nato, già adulto, il 30 settembre 1948, ed è rimasto lo stesso. Gary Cooper dopo avergli donato viso e fattezze, è morto da tempo, lui è lì. Il mito della frontiera però è tuttora valido: le frontiere si possono superare, certo, ma rispettando le leggi. I birbanti Tex li insegue, fino a quando non superano il confine con il Messico. Tex parla di liberazione dall’oppressione dei birbanti e noi, vecchi e giovani perbene, stiamo con lui, i suoi nemici sono i nostri, certo, i nostri non hanno il panciotto arabescato con orologio da taschino in oro massiccio come i suoi, ma la felpa californiana o la giacca zhonghan zhuang dei cinesi.

Per noi italiani amare Tex Willer è più facile, perché lui interpreta, divinamente, la frustrazione tipica italica verso il potere, perché è quello che ti tradisce in continuazione. Tex rappresenta l’italiano che non esiste, ma proprio per questo quello che ciascuno di noi, ripeto, senza panciotto o felpa o giacca zhonghan zhuang, sogna di essere. Tex, fino a che nel mondo ci sarà la libertà, la democrazia, quindi il suffragio universale da difendere, sarà l’eroe che riesce dove noi falliamo.

I miei figli, oggi più vicini ai sessanta che ai cinquanta lo amano, e così lo ameranno i miei nipoti. Se si ama Tex si ama “una bistecca alta tre dita, coperta da una montagna di patatine fritte”. Se vincono le oscure forze del male, e i miei nipoti non saranno almeno benestanti, la bistecca alta tre dita non potranno più mangiarla, mi auguro che non si degradino a mangiare quella “vegetal-sintetica” di Leonardo Di Caprio.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Daniele Agostinetto (Saccol di Valdobbiadene): vignaiolo
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica, scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Dario Casubolo (Torino): commercialista e revisore legale, nonostante tutto
Angelo Codevilla (California): professor emeritus, viticoltore, tifoso di Tex Willer
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Marinella Doriguzzi Bozzo (Torino): da manager di multinazionali allo scrivere per igiene mentale
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Marco Sampognaro (Brescia): giornalista prestato all’Università, specializzato in inseguimento sogni
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista