Alcuni potranno dire, nel 2019 essere tifosi di Tex significa essere datati. Vero, in effetti Tex è nato, già adulto, il 30 settembre 1948, ed è rimasto lo stesso. Gary Cooper dopo avergli donato viso e fattezze, è morto da tempo, lui è lì. Il mito della frontiera però è tuttora valido: le frontiere si possono superare, certo, ma rispettando le leggi. I birbanti Tex li insegue, fino a quando non superano il confine con il Messico. Tex parla di liberazione dall’oppressione dei birbanti e noi, vecchi e giovani perbene, stiamo con lui, i suoi nemici sono i nostri, certo, i nostri non hanno il panciotto arabescato con orologio da taschino in oro massiccio come i suoi, ma la felpa californiana o la giacca zhonghan zhuang dei cinesi.
Per noi italiani amare Tex Willer è più facile, perché lui interpreta, divinamente, la frustrazione tipica italica verso il potere, perché è quello che ti tradisce in continuazione. Tex rappresenta l’italiano che non esiste, ma proprio per questo quello che ciascuno di noi, ripeto, senza panciotto o felpa o giacca zhonghan zhuang, sogna di essere. Tex, fino a che nel mondo ci sarà la libertà, la democrazia, quindi il suffragio universale da difendere, sarà l’eroe che riesce dove noi falliamo.
I miei figli, oggi più vicini ai sessanta che ai cinquanta lo amano, e così lo ameranno i miei nipoti. Se si ama Tex si ama “una bistecca alta tre dita, coperta da una montagna di patatine fritte”. Se vincono le oscure forze del male, e i miei nipoti non saranno almeno benestanti, la bistecca alta tre dita non potranno più mangiarla, mi auguro che non si degradino a mangiare quella “vegetal-sintetica” di Leonardo Di Caprio.