Vita d'artista


Il coprifuoco e le lenzuola di Picasso

Mi ha molto colpito nei giorni scorsi, anche prima dell’ultimo decreto, l’utilizzo del termine “coprifuoco”, una parola che evoca tempi di guerra, paura, morte.  Nella Seconda Guerra Mondiale era spesso il preavviso di un attacco aereo, dell’arrivo di un bombardamento. La parola  mi ha ricordato un’eccezionale fotografia di Robert Capa: una figura femminile...

... che in controluce, quasi invisibili i lineamenti, inizia a correre uscendo dal suo nascondiglio.

Una foto intensa e drammatica, nella quale la donna, dal profilo scuro in netto in contrasto con lo sfondo abbagliante, sembra davvero in movimento. In quell’attimo viene decisa la sua vita e la foto in bianco e nero, tutt’altro che elegante ma anzi ruvida, riesce a cogliere tutto il pathos di quel momento.

E poi - chissà per quali associazioni mentali - mi è tornato alla memoria un aneddoto raccontato da Gertrude Stein, nel suo saggio su Pablo Picasso. Descrivendo la vita dell’artista visto da vicino quale amica, critica e collezionista, la Stein racconta di un furto subito da Picasso durante la Prima guerra mondiale: i ladri entrano nel suo nuovo studio e gli rubano… la biancheria.

L'artista rimase terribilmente costernato. Quando era giovane e poco conosciuto, racconta la Stein con ironia, Picasso diceva sempre che sarebbe stato meraviglioso se un ladro “vero”, un ladro di professione, avesse rubato i suoi quadri e i suoi disegni. Ma il ladro di professione, quando arrivò, preferì prendersi lenzuola e vestiti.

Questo aneddoto è interessante e forse può rispondere alla domanda del perché il teatro, il cinema, la musica o le arti visive, nei momenti di emergenza, vengono messi da parte o sminuiti nel loro valore. Cosa è cambiato a distanza di un secolo? Niente.

Allora come oggi la biancheria, che ha un utilizzo immediato e pratico, viene percepita più necessaria di un quadro, seppur di Picasso. Ma se il ladro fosse stato un esperto d’arte, avrebbe saputo che vendendo un Picasso, avrebbe guadagnato mille volte il suo bottino. La miopia dei nostri governanti mi imbarazza … Come è possibile relegare l’essere umano al solo corpo e a una dimensione fatta di beni primari? Questa pare una vita di schiavitù. Disconoscendo l’arte e la bellezza, loro non salvaguardano l’unico farmaco del tutto naturale, il nostro spirito.

Dal libro della Stein ricordo anche un'altra bella osservazione, che userò come motto nelle prossime settimane: "Il creatore non è in anticipo su nulla, è solo il primo tra i contemporanei ad essere consapevole di quello che sta succedendo alla propria generazione".

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