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Si è scoperto che con la cultura si mangia(va)

Porto un piccolo esempio di una realtà che conosco bene: come sempre in questo periodo gli studenti che compongono l’Orchestra del Conservatorio di Torino sono impegnati in lezioni e prove (con mascherine, distanziamento, sanificazione ambienti e strumenti) per il consueto concerto che apre l’anno  accademico, ogni novembre. L’orchestra, di soli allievi, negli anni ha...

... collaborato con Maestri quali Salvatore Accardo, Shlomo Mintz, Donato Renzetti e altri nomi illustri. Stare in orchestra per i giovani musicisti fa parte della formazione ma prima di tutto offre loro la gioia di suonare insieme; la serata d’apertura (a ingresso libero) vede sempre il tutto esaurito nel bellissimo salone del Conservatorio (686 posti) ma, inutile dirlo, quest’anno l’inaugurazione pubblica non ci sarà.

Torno quindi alle lezioni d’orchestra dell’anno scorso, stesso periodo: l’ultima settimana di prove è  intensa, allievi e docenti si avvalgono delle pause per un ristoro (nel senso mangereccio) dando così un po’ di lavoro ai bar vicini al Conservatorio. Il giorno del concerto, se l’organico prevede il pianoforte lavora anche l’accordatore; lavora il personale di sala e distribuisce il programma, stampato grazie al lavoro di altri ancora. I ragazzi dietro le quinte riprovano i passi orchestrali e indossano l’abito da concerto, spesso comprato per la prima volta e con la speranza di usarlo spesso. Parte del pubblico arriva in anticipo per un aperitivo in zona e il dopo concerto per molti coincide con una cena o pizza nei vari locali intorno. Si fa l’ora del rientro a casa che dà lavoro anche ai taxisti.

Così, musicisti e pubblico insieme qualche soldino lo fan girare, da moltiplicare per tutte le nostre Serate (da novembre a giugno). È lo stesso per i tantissimi altri concerti che si tengono al Conservatorio e che “danno da mangiare” prima di tutto a musicisti professionisti e addetti.
Nel 2020 i concerti cancellati, le nostre lezioni tenute a distanza, master class e seminari annullati, han contribuito alla grave situazione dei lavoratori del settore artistico e anche alla crisi di bar, ristoranti e negozi intorno al Conservatorio. È possibile che più di un locale chiuda definitivamente. Con la cultura non si mangia più.

C’è poi l’argomento “musica cibo per l’anima” che a me pare scontato ma che forse è bene ribadire e a proposito di “cibo necessario” chiudo prendendo a prestito il titolo dell’articolo che lo storico Patricelli ha scritto per List di Mario Sechi: “La musica non si spegne neanche in guerra”.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Diego Saccoman (Milano): meccanico di paese, 60 punti di sutura e mai vinto niente