Vita d'artista


Louise Bourgeois e le donne nell’arte

Mi ricordo che durante i miei primi passi nel mondo dell’arte rimasi colpita da due
eventi: il primo fu una telefonata del critico Achille Bonito Oliva, che a seguito di un plico spedito...

... con alcune foto dei miei quadri, con mia grande sorpresa, mi chiamò in studio (allora non esisteva il cellulare o quasi) poiché trovava la mia pittura interessante. Il secondo evento fu il commento di un collezionista che durante una visita, guardando le opere mi disse: "Dipingi come un uomo", accompagnando la frase con un sorriso. Probabilmente era un complimento, ma io non lo vissi come tale.

Certo, è difficile definire le differenze o le identità di genere nell’arte, e se devo pensare alle mie personali figure di riferimento nel '900 mi viene di certo in mente Louise Bourgeois, di cui vidi per la prima volta il lavoro nel Padiglione degli Stati Uniti della Biennale curata proprio da ABO nel 1993, dal titolo "I punti cardinali dell’arte". Luoise Borgeois aveva attraversato le  avanguardie, si era sposata ed era emigrata negli Usa, e la prima mostra importante le fu dedicata che ormai era già vecchia.

Nonostante ciò la minuta Louise, una volta iniziato il successo, non smise mai di lavorare, perché comunque durante la sua vita di scultrice era sempre stata molto prolifica, solitaria, indifferente alle mode e alle correnti artistiche del momento (e se li era visti passare davanti proprio tutti). I temi erano strettamente legati al femminile e un esempio per tutti sono i suoi giganteschi ragni, installati in diversi musei del mondo, dal titolo "Maman". Morirà nel 2010 a 99 anni, senza mai essersi fermata, e se penso a lei mi viene in mente una frase di Pablo Picasso, che quando gli chiedevano come facesse a rimanere sempre giovane, lui rispondeva "Appendo la mia pelle fuori dallo studio".

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