Vita d'artista


Paris 2024

E’ di questi ultimi giorni la polemica riguardante la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici a Parigi, che ha creato sconcerti e malumori per una interpretazione un poco irriverente dell’Ultima Cena di Leonardo. In senso lato, è sembrato a molti un attacco alla religione cristiana. Non voglio fare a tutti costi il bastian contrario, a me è sembrata semplicemente una cosa molto kitsch: mi piacerebbe invece fare una serie di considerazioni.

Nella storia dell’arte al di là delle ultime cene, troviamo spesso dei commensali intorno ad un tavolo, sono i banchetti, altrimenti detti baccanali, feste orgiastiche legate al culto orfico in onore a Dioniso- Bacco, con divinità allegre e sfrenate: si pensi agli affreschi di Pompei, come a quelli romani, per non parlare del “Banchetto di nozze di Amore e Psiche “ (1508) di Raffaello, presente alla Farnesina, o il “Baccanale degli Andrii”( 1522) di Tiziano. Una tradizione che continua fino all’Ottocento proprio con un francese, Thomas Couture, ne “I romani nella loro decadenza”, l’opera più acclamata al Salon di Parigi del 1847.

La stessa Ultima Cena, che è un immenso capolavoro, è comunque un’invenzione artistica, ed è stata reinterpretata numerose volte, anche nella contemporaneità. Credo sia necessario operare una netta distinzione tra la dimensione artistica e spettacolare e la dimensione morale o religiosa. La composizione dell’Ultima Cena appartiene al mondo delle idee, non del sacro: reinterpretare una composizione non significa misconoscere la religione, poiché la composizione nell’arte afferisce alla dimensione estetica. Può anche non essere gradita anzi, io direi che in questo caso non era molto gradevole, perché eccesiva e volgare, rientrando appunto nella dimensione del kitsch.

Clement Greemberg, famoso critico d’arte americano vedeva il kitsch come l’opposto dell’arte “alta” e non necessita di alcuna ermeneutica: l’oggetto alla portata di tutti, grazie a una esasperata mercificazione a bassa qualità, l’oggetto diseducativo dell’attitudine estetica popolare, anche se si propone come socialmente e politicamente progressista. Jeff Koons , figlio della Pop art americana, è l’artista più rappresentativo dell’estetica kitsch e ha suscitato polemiche per decenni, dopo essere emerso come figura di spicco nella scena artistica della New York degli anni Ottanta. Nelle sue opere colorate e luccicanti, che restano coscientemente infantili e banali, svuotate di qualsiasi profondità, il richiamo alla cultura consumista e dell’apparenza, non sono tanto un’interpretazione del suo lavoro, ma un deciso statement. Perché scandalizzarsi dunque per uno spettacolo così sopra le righe e in fondo ridicolo?

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