Il Cameo


Povera Europa, fanalino di coda del declino occidentale

Cinque anni fa, Giovanni Maddalena ed io cominciammo a scrivere il libro Uomini o Consumatori? Il declino del CEO capitalism” (sarebbe uscito sei mesi dopo). Nella quarta di copertina mettemmo una frase a me cara: “Mi rifiuto di essere trattato (e morire) da miserabile consumatore”. Eravamo stati chiari già nel risvolto di copertina: si sarebbe trattato di una cronaca seria, ma ironica. Così come questo Cameo vuol essere un divertissement serio, ma soffuso di leggerezza e di ironia, unica risposta a questo mondo di odiatori seriali.

In questi cinque anni, l’odio, figlio prediletto del CEO capitalism versione woke/cancel e di quelli che lo contrastano con le stesse modalità, l’ha fatta da padrone, sia in America, sia in Europa. Poco è servito un dotto e delizioso libro di Giulio Giorello (accademico, filosofo, matematico) dal titolo esplicativo: La danza della parola. L’ironia come arma civile per combattere schemi e dogmatismi.

Cos’è cambiato da allora? Nulla, si è semplicemente verificato quello previsto nel libro, però in un contesto di odio feroce fra due dogmatismi, nel frattempo trasformatesi in cupole.

Il declino del CEO capitalism ipotizzato nel libro è proseguito, anzi il ritmo si è fatto più marcato, specie dopo il Covid e le tre Guerre in corso (ora persino gli Houthi ci minacciano!). Intanto, è fallita la strategia di Ursula von der Leyen sull’auto elettrica, primo “atto esecutivo” della transizione climatica europea, visto che il Parlamento europeo approvò una data tassativa: 2035. Ancor prima che la competizione iniziasse, i cinesi erano già leader, noi europei già follower, essendoci fatti sfilare, con destrezza, il nostro secolare business delle ruote, fondamentale per la nostra economia, soprattutto in termini di occupazione.

Di più, dopo il disordine creato dalla transizione climatica si comincia a capire la strategia di lungo termine perseguita dall’UE: il folle disegno di liberarci della manifattura e fare dell’Europa un “giardino”, in realtà una gigantesca Disneyland per turisti mordi e fuggi. Con gli impresari e gli scenografi al posto degli imprenditori, e camerieri e addetti alle pulizie al posto di contadini e di operai.

Nel frattempo, è tornato il losco Donald, anche se appena salito su un palco elettorale lo “hanno sparato”, mentre il suo avversario, lo svagato Joe, è stato “abbattuto” da un teatrante, testimonial di capsule di caffé. Il NYT ha sostituito Joe in fretta e furia con la vice Kamala, c’è chi profetizza che la Convention di Chicago la nominerà, d’emblée, 47° Presidente degli Stati Uniti. In fondo, a che serve il voto popolare, se NTY, Hollywood, WEF, Banchieri, che di certo ne sanno più della plebaglia della Rust Belt, hanno così deciso?

Ripeto, cos’è cambiato da allora?

Nulla, lustro dopo lustro, la Ruling Class al potere si è sempre più incattivita. Nel frattempo, i deplorables (ormai curiosamente solo più bianchi!) continuano ad aumentare, pur costretti al cibo spazzatura globalizzato muoiono sempre più tardi, consumano welfare a manetta, sono sfridi umani talmente ignoranti da avere l’audacia di voler pensare in autonomia ciò che è delegato ai colti. Altri praticano una loro clandestinità intellettuale, altri ancora, più radicali, si rifugiano in una loro cultura del silenzio. Nella sostanza, sempre meno collaborano con le élite al potere, e quelli che lo fanno sono sempre più svogliati. E loro si incattiviscono! Capiranno di essere alla frutta?

Buone vacanze agli amici lettori, e un consiglio di cuore: lasciate perdere la politica politicante, i giornali, le tv, i social inquinati, praticate la cucina povera contadina, la poesia, la tolleranza, se volete, esercitatevi sul “sofisma dell’effimero”. In un mondo così sbrindellato, fin che manterrete leggerezza e ironia camperete di più, e meglio. Prosit!


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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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