Il compositore amò il romanzo “Il giocatore” di Dostoevskij fin da giovanissimo e, da enfant prodige della musica quale era, ne fece la sua sua prima opera giovanile importante, scrivendone anche il libretto.
Il racconto si apre al Grand Hotel di Roulettenburg, immaginaria “città del gioco” tedesca, dove si muove un nucleo di personaggi legati in qualche modo gli uni agli altri.
Aleksej è respinto da Polina che ama e che ha provato a sollevare dai debiti tentando (invano) di vincere al tavolo da gioco. Il suo agire alla roulette però non si arresta anzi, diventa febbrile; cresce l’agitazione quando vince e fa saltare il banco. La sua stupefacente vittoria fa passare in secondo piano il nuovo rifiuto di Polina, sconcertata dalla frenesia del gioco di Aleksej.
Anche le altre figure presenti nella trama non sono serene, impantanate in problemi di soldi, debiti, eredità mancate.
Il gioco d’azzardo come autodistruzione si ingoia un personaggio di spicco del racconto, quello della nonna; la Babulinka che ispira al compositore il ricordo delle melodie russe della sua infanzia ma che finisce poi raccontata da suoni inquietanti quando si lascia fagocitare dalla ruota che gira, disereda i parenti e dissipa i suoi averi giocandoseli.
È soprattutto nel finale che i personaggi - giocatori, croupiers, camerieri - paiono comprimari della roulette, elemento protagonista sottolineato dall’orchestra con suoni che imitano il vortice della pallina nel piatto; euforia e disperazione si alternano in musica.
Composto da Prokofiev nel 1916, e revisionato nel 1927, “Il giocatore” è per la prima volta in cartellone al prestigioso Festival di Salisburgo edizione 2024, dove sarà di scena dal prossimo 12 agosto.
Ancora una volta Aleksej canterà la sua storia e nel finale, nonostante il dolore per il rifiuto di Polina, il suo pensiero resterà fisso al momento esaltante della vincita al gioco, come recita la sua frase che chiude l’opera: “Chi poteva immaginarselo... Venti volte di fila è uscito il rosso! Ah, ah!”.