Da un lato quattro giovani: una ragazza che ha appena completato un MBA a Boston e viene dalla finanza, un biotecnologo che ha iniziato a lavorare in una start-up svizzera, un suo collega che vuole proseguire verso dottorato e carriera accademica, una neolaureata in filosofia che inizia nel campo delle risorse umane. Dall’altro due professionisti affermati: un imprenditore italiano che vuole aprire qui la sua filiale, ed un consulente americano pronto a seguirlo nell’avventura.
Da anni aiuto il Silicon Valley e Boston Study Tour nel creare un ponte tra Italia e Stati Uniti, per far toccar con mano a neo-laureati ed imprenditori cosa significa studiare, intraprendere, vivere da questa parte dell’Oceano, ed anche quest’anno la soddisfazione del vedere la curiosità ed entusiasmo dei partecipanti ha valso lo sforzo.
Oltre al programma di visite in università ed aziende cittadine, che li ha esposti ad un modo diverso di interazione tra accademia ed affari, anche una discussione con quattro di noi, il Console Generale ed un importante VC del campo deep tech. Tenete conto che a Boston i VC investono sui $22 miliardi l’anno, mentre in tutta Italia se ne contano meno di due: non solo l’investitore americano scommette sette volte quanto fa un italiano a parità di azienda, ma rischia molto, molto di più. Ma questo non è un trattato sulla rentier economy.
Un concetto avulso ai nostri ospiti è quello del give back, first (restituire, per primi), ossia fare qualcosa di libero e non richiesto per aiutare il prossimo, senza un immediato tornaconto. È lo stesso meccanismo che ci porta a costruire un rapporto di fiducia con il prossimo: se io mi apro per primo, se faccio qualcosa di utile per chi mi sta davanti, quel sano scetticismo che lo mette sempre in guardia si allenta, e poco alla volta inizia a fidarsi e da li si inizia a lavorare assieme.
Corollario di questo è che non si investe tempo per la sola amicizia personale, la gloria o una possibile ascesa futura al Paradiso: l’obiettivo è sempre quello di creare un’opportunità di collaborazione, investimento, business. Entrambe le parti devono poter vedere un ritorno sul tempo e costi investiti in questa attività di networking.
Secondo spunto per gli ospiti, quello di investire parecchio tempo nel ricercare, imparare e conoscere persone e novità in altri campi, perché l’innovazione viene molto più spesso dalla trasposizione di qualcosa che già funziona da un’altra parte, e viceversa noi possiamo aiutare la scoperta o affinamento di novità a casa di altri. Musk non è un personaggio simpatico a tutti, ma quando raccomanda di studiare un argomento almeno a livello di esame universitario di base, e poi connettere i puntini per risolvere i problemi veramente, non sbaglia.
In questi incontri è importante sottolineare che è inutile pensare che un sistema sia migliore dell’altro: tra America ed Italia si studia, investe e lavora in modo diverso. Quello che è possibile fare è prendere alcuni spunti e metterli a buon uso dove serva. Nei tre anni di 42N abbiamo aiutato molti studenti ed aziende ad aprirsi ad una prospettiva nuova: in alcuni casi li ha aiutati a fare meglio a casa loro, in altri a cercare investitori diversi, in altri a trasferirsi. Non ci sono ricette standard per tutti casi, ma aprirsi a modi diversi di fare le cose ci aiuta sempre a scegliere per il meglio.