Tecnosofia


Mente e cervello coincidono?

Per la Treccani la mente è il complesso delle facoltà umane che si riferiscono al pensiero (intellettive, percettive, mnemoniche, intuitive, volitive) nell’integrazione dinamica che si attua nell’uomo.

Il filosofo Aristotele credeva che la sede dell’io fosse nel cuore mentre Cartesio, quello del cogito ergo sum, sosteneva che si trovasse in un’anima separata dal corpo. Oggi la grande maggioranza degli scienziati sostiene che la mente alberghi nel cervello.

Giorgio Vallortigara, celebre neuroscienziato, ha addirittura definito la coscienza una specie di attività motoria del cervello. Prima di tutto qualsiasi cervello serve infatti a coordinare i propri movimenti. Il genere umano ha però sviluppato una corteccia cerebrale, luogo in cui i più ritengono distribuiti i ricordi e dove esiste, già dall’uomo di Neanderthal, un’elevata interconnessione tra diverse sue aree.

Il cervello funziona come un organo unitario, ma prevale l’uno o l'altro emisfero a seconda dei compiti. Per i destrimani, l'emisfero sinistro è il luogo della praticità, della linearità e della razionalità, il destro della creatività, dell'intuizione, delle emozioni e dell'olismo.

Sembra sempre più verosimile che diverse connotazioni di un ricordo (colori, odori, suoni, forme) risiedano in diversi punti poi correlati tra loro dall’interconnessione cerebrale.

La persistenza dei ricordi in un contesto in cui le molecole costituenti le cellule cerebrali sono continuamente rinnovate è sempre stato un dilemma. Ricercatori del National Health Institute americano hanno appena pubblicato su Science che alcune reazioni biomolecolari portano a legami permanenti all’interno dei neuroni, una sorta di "colla della memoria". Su poi come questi possibili mattoncini dei ricordi vengano tra loro connessi, abbiamo solo ipotesi di lavoro, registrando onde elettromagnetiche emesse per diverse attività in diversi punti della corteccia cerebrale: visione, linguaggio, ascolto, ecc.

Tutto troppo complesso per ora e questo lascia margini per spiegazioni radicalmente innovative. Già il premio Nobel Roger Penrose aveva proposto trent’anni fa una teoria che associava al pensiero una natura quantistica, ipoteticamente legata a sotto componenti delle membrane dei singoli neuroni. Nonostante molti ritengano che il cervello sia troppo caldo, umido e complesso per evitare che i segnali quantistici perdano coerenza, negli ultimi mesi si stanno moltiplicando evidenze di campi quantistici elettromagnetici emessi a livello neuronale (biofotoni).

In questo mare di incertezza, Federico Faggin, l’inventore del microchip, forte tra l’altro di studi sempre più dettagliati sull’esperienze pre-morte, porta avanti una teoria quantistica secondo cui il corpo e il cervello sono tramiti di una coscienza che esiste a prescindere dalla nostra materialità. Vi rimando a “Oltre l’Invisibile”, il suo ultimo libro, per capirne di più, o almeno provarci.

Che Cartesio avesse in fondo ragione? Certo da qui a una visione spirituale dell’Universo il passo è breve.


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