Musica in parole


Beethoven 2020: Elisa o Therese? Josephine o Antonie?

Spazzate via dalla pandemia, molte iniziative del 2020 per il giubileo beethoveniano sono state riprogrammate nel 2021, sperando in bene. Beethoven ci scuserà e avrebbe senz’altro capito, perché al Maestro gli anni difficili non sono mancati; lo fu il 1787, quando perse la madre e a 17 anni divenne il sostegno economico della famiglia; il 1796, anno dei primi severi sintomi della sordità. Accanto alla crescente angoscia per un tale handicap (il 1802 è l’anno del noto Testamento) periodi di tormento gli derivarono anche dal suo complicato rapporto col mondo femminile.

Per... Elisa, Giulietta, Josephine, Therese, Antonie e altre ancora, il Maestro scrisse celebri pagine, a partire da quel Per Elisa che non si sa per chi fosse: forse un copista ne riportòqui. male il nome ed era per Therese Malfatti, invano amata da Ludwig. A Giulietta Guicciardi invece - che tormentò il cuore di Beethoven - è dedicata la Sonata a tutti nota come “Al Chiaro di luna”, opera rivoluzionaria per l’epoca e di inarrivabile poesia rispetto a tutte le epoche.

Legato a uno di quei nomi femminili c’è un mistero mai risolto e un anno difficile, il 1812. Solo quando Beethoven morì, in un nascondiglio casalingo fu trovata la ormai celebre lettera scritta nel 1812 (come fu ricostruito in seguito) che rivelava l’esistenza di una “Immortale Amata”. Si scoprì così che quel periodo, già arduo per la salute - e mentre nascevano la Settima Sinfonia e l’Ottava Sinfonia - Ludwig era angosciato da un sentimento profondo per una donna la cui identità egli protesse da tutti (non parlò di questo neanche agli amici). “Mia amata immortale”, così si rivolgeva a lei in quel lungo scritto che abbonda di espressioni appassionate, ma anche fa emergere chiara l’infelicità di quell’amore.

Non si contano gli studi e le ricerche dei musicologi per dare un’identità alla donna misteriosa, capire perché la lettera fosse in casa (Beethoven non la spedì?) e quanto incise quella presenza femminile nella vita del Maestro e nella sua produzione di quegli anni. Le candidate più accreditate dagli studiosi sono Josephine von Brunsvik, cui il musicista fu legato da un sentimento importante, e Antonie von Birkenstock sposata Brentano. Ludwig era amico di tutta la famiglia Brentano per cui l’intenso ma riservato legame tra i due fu un rovello per il compositore oltre che per la giovane donna.

L’enigma è tuttora irrisolto; resta il fatto che dopo anni di lontananza (la Brentano a Francoforte con la famiglia e lui a Vienna) Beethoven nel 1823 dedicò ad Antonie le Variazioni Diabelli, op. 120, suo ultimo capolavoro per pianoforte. Una grande ispirazione che forse arrivava da lontano. Ci sarà modo di risentirle nei programmi del giubileo esteso al 2021.

Ora però torniamo a questo 250° anno, un anniversario difficile, ma è tempo di auguri e la sua Città natale festeggerà il Genio di Bonn il 17 dicembre con la Quinta Sinfonia.

Buon Compleanno, Ludwig!

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