LA Caverna


Il giogo della schiavitù

Lo stregone inglese Aleister Crowley, nel suo “Liber Oz”, dichiara: «L'uomo ha diritto di vivere secondo la sua stessa legge». Il suo motto «Fai ciò che vuoi» è il concetto-chiave che accomuna tutti gli atteggiamenti trasgressivi.

Spesso, senza rendersene conto, cedute le redini della propria vita all’istinto, molti si abbandonano a esperienze che calpestano ogni limite, riducendo la libertà al concedersi tutto quel che piace, tacitando i diritti degli altri pur di realizzare i propri comodi e interessi. Fare ciò che si vuole è la presunzione di vivere senza regole, senza limiti, senza rispetto per se stessi e per gli altri. C’è il rischio di credere che, in questo delirio della ragione, l’ideale sia una vita sconsiderata, senza regole e confini. «L'intemperanza - dice Tommaso d’Aquino - ripugna sommariamente alla nobiltà e al decoro, in quanto nei piaceri riguardanti l'intemperanza viene offuscata la luce della ragione, dalla quale deriva tutta la nobiltà e la bellezza della virtù».

«Quando un popolo divorato dalla sete di libertà si trova ad aver coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade che i governanti pronti ad esaudire le richieste dei sempre più esigenti sudditi vengano chiamati despoti. Accade che chi si dimostra disciplinato venga dipinto come un uomo senza carattere, un servo. Accade che il padre impaurito finisca col trattare i figli come suoi pari e non è più rispettato, che il maestro non osi rimproverare gli scolari e che questi si faccian beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti dei vecchi e per non sembrar troppo severi i vecchi li accontentino. In tal clima di libertà e in nome della medesima, non v’è più rispetto e riguardo per nessuno. E in mezzo a tanta licenza nasce, si sviluppa, una mala pianta: la tirannia».
(Repubblica di Platone VIII libro)

Siamo avvolti dalle tenebre. La corruzione è dilagante. I prepotenti e i mascalzoni sembrano avere la meglio. La vera libertà implica coscienza e consapevolezza. La riflessione e lo studio ci liberano dall’ignoranza. Tutto quello che oggi ci viene propinato dai mezzi di comunicazione ostacola la comprensione della Verità e la visione della Luce. Il frutto della Luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Una documentazione paziente e una ricerca costante ci avvicinano alla Verità, ci aiutano a progettare e attuare il bene nel rispetto di tutti. Questa fatica ci rende liberi.

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Marinella Doriguzzi Bozzo (Torino): da manager di multinazionali allo scrivere per igiene mentale
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione