Musica in parole


Videogame, la musica gioca

Un labirinto di scale, zombie e hunter, un pianoforte. Una porta segreta si apre solo suonando il Chiaro di luna di Beethoven. L’effetto della musica crea la magia. La scena è una sequenza del videogame Resident Evil.

Se un fantasma suona una tastiera insanguinata e le note di Chopin sono il fil rouge della storia, allora l’atmosfera è quella di Clock Tower 3, altro videogioco nel quale la musica classica è stata impiegata con gran successo.

I Grandi della Classica “giocano” ai videogame dunque, d’altronde il rapporto musica-videogioco è fondamentale; «la musica è il personaggio invisibile del gioco» afferma Jack Wall, compositore specializzato. E la musica per videogiochi unisce generi musicali lontani tra loro ed esplora le modalità più diverse del creare musica. È in continua evoluzione a cominciare dalla necessità di essere dinamica, modificarsi cioè alle azioni del giocatore.

Certi giochi permettono una colonna sonora personalizzata e con apposita funzione ognuno può giocare avendo in sottofondo la propria playlist, conservata sulla console; viceversa molti giocatori scoprono nuove musiche grazie ai videogiochi. Brani che poi vivono di vita propria e intorno ai quali fioriscono concerti e festival, il che sta aprendo nuovi scenari anche alla musica sinfonica. Pare aumentino i musicisti di formazione classica interessati alla game music. Negli anni sono stati coinvolti professionisti di importanti orchestre quali la Chicago Symphony. La London Philharmonic Orchestra ha pubblicato due album di musica per videogiochi.

Potenzialità enormi per questo settore dunque, anche riguardo a nuove figure professionali. Il mondo della formazione musicale lo sta seguendo. The Game Awards, sezione studenti, premia talenti emergenti tra gli studenti di scuole superiori, università e college di tutto il mondo.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Marinella Doriguzzi Bozzo (Torino): da manager di multinazionali allo scrivere per igiene mentale
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione