IL Digitale


Cosa fa il Digitale per il Coronavirus?

La settimana scorsa abbiamo visto come e quanto impara l’intelligenza artificiale (AI), e quella precedente avevo raccontato come sia molto utile nello sviluppo di nuovi farmaci, specialmente quando rapidità ed efficienza sono fattori critici.

Questa settimana mi soffermo sul Coronavirus, col mio solito bicchiere mezzo pieno di ottimismo. Ad inizio marzo due notizie importanti: da un lato la conferma tedesca dello studio cinese sulla contagiosità dei pazienti asintomatici, dall’altro l’inizio dei test clinici sui 12 pazienti di Seattle.

La prima notizia ci da ottimismo perché prova che attraverso la condivisione su internet di dati ed esperimenti, grazie alla comunicazione globale in tempo reale, diversi gruppi di ricercatori si son messi di buzzo buono a capire come funziona questo virus e l’han fatto a tempi di record. Lo studio tedesco di cui raccomando la lettura su https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMc2001468 conferma i primi risultati cinesi sul fatto che questo virus puo’ trasmettere la malattia ben prima di mostrare un sintomo. Questo significa, senza ombra di dubbio alcuno, la necessità di copiare l’approccio cinese di auto-isolamento il più a lungo possibile. Niente scuola, ufficio, code agli skilift, serate in discoteca: solo insalatona tonno e cipolla, birrazza Peroni come in Fantozzi, e chiusi in casa. Non è questione di partiti politici, o talk-show, o Competenti: stiamo tutti a casa.

La seconda notizia da ancora più speranza, perché sono ben 22 i medicinali di cui si inizia la sperimentazione su pazienti ammalati. Il primo caso è in America, dove 12 infettati di Seattle iniziano questo test clinico i primi di marzo. Questo nuovo vaccino viene da un azienda di Boston e sarà dato a 45 persone (tra cui i 12 infettati) per provarne tanto l’efficacia, quanto la mancanza di tossicità ed effetti secondari che lo rendano improponibile per chi è ancora sano. Non tutti e 45 riceveranno il vaccino: alcuni avranno un placebo, e questo significa che tra i malati qualcuno sarà sfortunato. La rapidità con cui si sono sviluppati questi nuovi medicinali è basata sull’intelligenza artificiale. L’AI consente ai ricercatori di capire rapidamente il funzionamento del virus, e da li comporre delle molecole il cui effetto può ad esempio essere la capacita’ di indirizzare il nostro sistema immunitario al meglio. Altri gruppi di ricerca pronti ad iniziare i test li trovate qui: https://www.statnews.com/2020/03/02/coronavirus-drugs-and-vaccines-in-development/ .

Sono passati quasi tre mesi dalle prime notizie del virus in Cina, ed il mondo della ricerca è riuscito a capire quasi tutto del Coronavirus, e specialmente a sviluppare medicinali che almeno in vitro e nei topini si son dimostrati efficaci. Una volta che provino il valore terapeutico nei pazienti malati, ed ancor meglio che si testi la mancanza di tossicità ed effetti indesiderati gravi, la malattia potrà essere sconfitta. Questo sarebbe un successo notevole: dall’emergere di un virus impestato alla sua cura in mesi, grazie alla capacità di comunicare e collaborare (in inglese) a livello globale e con il supporto di robot che son tonterelli ma spulciano velocissimi milioni di combinazioni impossibili da filtrare per un essere umano. Notevole se consideriamo che mediamente i medicinali richiedono 12 anni dall’inizio della ricerca al lancio sul mercato.

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