IL Digitale


Fare SW e fare lamiere sono due cose diverse

L’anno scorso Ford ha speso quasi $6 miliardi per la garanzia dei suoi veicoli americani, GM $4.5 miliardi, Tesla solo $1.4 miliardi. La difettosità delle auto a stelle e strisce è proverbiale, e pure il motivo del successo prima delle concorrenti giapponesi, poi tedesche, ed infine coreane. Progettare una bell’automobile che si costruisca in modo profittevole è già un bell’impegno, fare in modo che si scassi meno delle concorrenti è particolarmente difficile. 

Ma ora che alle auto sono stati aggiunti tanti componenti elettronici e tantissimo software, la difettosità del codice sta portando costi esorbitanti. Nel caso di Volvo, che ha inciuccato l’ultimo SW dei suoi modelli, ha portato a lamentele infinite dei clienti e licenziamento del CEO. Come mai?

Non sfugge che Tesla spende ben meno delle concorrenti in costi di garanzia, e non è un caso: loro sono una SW house brava a fare codice, cui aggiungono quattro ruote e due tonnellate di pile. Al contrario, la difficoltà delle aziende automobilistiche a trasformarsi in digitali per imparare a produrre software funzionale ed affidabile e’ immane: come mai?

Innanzitutto, l’immaterialità del software porta CEO e capetti a voler aggiungere troppe funzionalità, senza ben capire come queste interagiscono tra loro e con il cliente che le dovrà utilizzare, e senza tener conto del grado di complessità che aumenta con l’aggiunta di ogni componente elettronico con relativo codice. In secondo luogo, le aziende automobilistiche tradizionali sono un coacervo di tanti fornitori, per cui il software viene sviluppato da una pletora di altri aziende per nulla integrate se non pure concorrenti tra loro: su questo punto il vantaggio competitivo di Tesla o BYD, che sviluppano tutto il codice in casa, è notevole. Da ultimo, il software può essere spedito via etere, e quindi migliorare, o diagnosticare e riparare, le performance di un automobile anche anni dopo il suo acquisto: tuttavia, per farlo correttamente occorre una competenza architetturale che non si trova facilmente nell’industria delle lamiere.

Se già è difficile progettare e produrre un auto vincente, poi viene il bello: devi anche essere in grado di diagnosticarne i difetti e ripararli, meglio ancora prevenirli completamente. Alcuni scappati da Musk hanno avviato aziende come Predictive Horizon, che utilizza l’intelligenza artificiale per diagnosticare un problema da remoto ed in un solo minuto, mentre in assenza di questo strumento devi andare in concessionario ed aspettare almeno un’ora. La diagnostica e’ il grosso tema per automobili e qualsiasi altro prodotto si sia arricchito di componenti elettronici e di software: e’ il fattore che separa chi ha successo da chi fallisce.

C’è anche un motivo economico che sostiene l’importanza della diagnostica e manutenzione da remoto: le utilitarie sono praticamente sparite, anche le auto più piccole costano come un rene ed è quindi importante farle durare a lungo, meglio ancora se migliorandone le prestazioni nel tempo. A questo si aggiunge il costo ed i tempi di approvvigionamento dei ricambi, che data la crescita nel numero dei componenti elettronici di un’auto sono diventanti importanti.

Negli ultimi anni le aziende automobilistiche hanno presentato tanti propositi, strategie e PowerPoint, ma fino ad oggi son solo riuscite ad alzare il prezzo dei propri prodotti, a parziale compensazione di costi di garanzia che evidentemente non riescono a controllare. In questi giorni Volvo sta cercando di aggiornare l’interfaccia grafica di oltre due milioni di veicoli, venduti dal 2020 ad oggi: le loro difficoltà sono solo il primo esempio di quello che dovranno superare le concorrenti tradizionali.

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