A livello geopolitico ci sono tre attori in gara per il dominio del ranocchio elettronico: da un lato gli USA, che investono piu’ di tutti e cercano il sacro Graal dell’intelligenza artificiale generale (AGI), poi la Cina, che pure investe un patrimonio ma cerca applicazioni pratiche ed immediatamente redditizie, ed infine l’Europa, che cerca di capire ogni possibile rischio futuro per andare a legiferare con centinaia di pagine da studiarsi bene prima di iniziare qualsiasi sviluppo.
Personalmente preferisco la strada cinese, perche’ e’ attraverso l’immediato riscontro di mercato dell’effettivo beneficio, che si indirizza al meglio lo sviluppo successivo. Mi va meno bene l’approccio americano, che si traduce in eccessivo spreco di risorse e licenziamenti, mentre quello europeo e’ veramente miope. Provare a legiferare un fenomeno in continua e rapida evoluzione, sulla base di rischi la cui probabilita’ ed impatto sono teorici, agevola i concorrenti e deprime i contribuenti.
Una bella sorpresa di questo documento americano e’ il supporto e l’apertura ai modelli open-source, che non mi aspettavo. La borsa finora non ha premiato Meta, che ha intrapreso la strada open con Llama, ma ora la Casa Bianca incentiva gli scienziati e ricercatori ad aprire i dataset alle start-up che vogliono allenare i loro modelli AI. Ancora da vedere che gli accademici seguiranno queste indicazioni, visto che ora come ora hanno il dente avvelenato col Presidente, ma almeno l’incentivo a farlo c’e’, e con quello la speranza per migliaia di nuove imprese e ragazzi che ci provano.
Tutte le multinazionali ricevono un ulteriore favore dall’amministrazione, che con la scusa di castrare le vecchie politiche DEI, va a mettere un velo protettivo su tutti i dubbi etici e le indagini che erano partite per verificare che il ranocchio elettronico faccia la cosa giusta, non rubi la proprieta’ intellettuale di altri, e sia un bravo cittadino digitale. Un colpo di spugna che lascia intatte le indagini antitrust, volte a garantire una maggiore competitivita’ al mercato, ma per il resto fa pernacchie alla direzione di Bruxelles.
Sorprendente anche l’autorizzazione a NVIDIA per riprendere a vendere chip alla Cina, un qualcosa che ho sempre predicato perche’ l’alternativa e’ ritrovarsi con due o piu’ tecnologie diverse, un minestrone che fa solo perder tempo e soldi. Non vi stupisca che la Cina, dopo aver gia’ comandato alle aziende statali di togliere soluzioni proprietarie americane (sistemi operativi Windows, database Oracle, ecc.), ora raccomanda caldamente anche alle aziende straniere in loco di fare lo stesso, e per chiunque abbia fatto una migrazione di sistema operativo, database o altro componente dello stack, sa bene che e’ tanta fatica sprecata.
Da ultimo, Trump ha legiferato sul settore energetico, per favore la crescita della produzione elettrica necessaria per tutti i datacenter in costruzione. Invece di investire in infrastruttura per migliorare la capacita’ ed affidabilita’ della rete, va a rendere piu’ semplice il costruirsi una centrale nucleare personale, scommessa molto delicata. Personalmente credo che l’aumento della potenza di calcolo non stia dando un proporzionale miglioramento delle performance dell’intelligenza artificiale, e sono in buona compagnia. Il rischio di ritrovarsi centrali nucleari, a gas, o peggio che mai a carbone solo parzialmente utilizzate tra cinque o dieci anni e’ materiale, e sarebbe un bello spreco.
In ogni caso, con tutte le critiche che si fanno a Trump, queste 23 pagine sono espressione di una buona linea guida, e veramente americane: danno direzioni senza legiferare nei dettagli, incentivano il rischio d’impresa e la ricerca, cercano di dare maggiore liberta’ d’azione. Vediamo ora come risponde la Cina: l’apertura congiunta delle due super-potenze all’open-source e’ un segnale di ottimismo.