Molti senior, camicia e maglioncino di filo a contrasto. Qualche giovane, decisamente informale al limite dello sbracato. Le signore in genere più compunte. Molti fili di perle usciti dai cassetti, in genere capelli raccolti e trucco leggero. Tailleur. Le più giovani un po’ più informali.
Ma loro no: militari e poliziotti magari senza le giacche, ma con camicia, la cravatta, le mostrine, i gradi e, per i soldati, le sfilze di nastrini, distinzioni, medaglie e ricompense al valore che servono per chiarire immediatamente chi sei tu, e chi sono gli altri.
L’incontro è di quelli ristretti, ma stavolta niente di riservato: lo studio è pubblico e fresco di pubblicazione sul web. Il privilegio consiste nell’avere una presentazione circostanziata e nella possibilità di fare domande a, là sul video, personaggi che non incontri normalmente nel networking abituale di Bruxelles.
Il virus ha offerto ai gruppi di criminalità organizzata attivi nell’unione alcune nuove opportunità anche durante i lockdown. Europol, l’ufficio europeo di polizia, l’agenzia con aspirazioni da FBI de’ noantri e sede all’Aja nata nel 1999, si è messa a lavorare immediatamente non appena si è capito che dalla Cina il COVID-19 si sarebbe sparso in tutto il mondo ("Era chiaro, avevamo segnalazioni forti già ai primi di gennaio, ma non avevamo ragione di pensare a queste dimensioni e così rapidamente; Codogno, un imprevedibile totale" dice un interlocutore camicia, cravatta e mostrine). Apparentemente, lascia anche intendere, non c’è nulla di meglio di una catastrofe come questa per dare impulso e creatività alla criminalità organizzata: sviluppo di nuovi canali, nuovi prodotti per il crimine. Come in azienda.
Il catalogo è questo. La rapidità, anzitutto. Rapidità nell’afferrare il cambiamento per far quattrini a man salva. Alcuni tipi di crimine, infatti, si sono intensificati. La criminalità digitale, il cosiddetto cybercrime, che intrude nei telefoni, nei computer nell’universo informatico che fa parte della vita di tutti noi e che si è allargato nelle settimane dei picchi della pandemia. In parallelo si è sviluppato il commercio delle ciofeche. Nel linguaggio dei poliziotti si tratta di prodotti sotto-standard o falsificazioni di prodotti di cui si è manifestata penuria. Dai disinfettanti, alle maschere (meglio non parlarne) e ad altri numerosi "dispositivi". Poi le falsificazioni, spostatesi dalla griffe a cose più normali; fino alla carta igienica. Poi gli imbrogli ricontestualizzati, frodi e furti di varia natura.
Il cast, attività individuali di piccolo cabotaggio fino ai grandi OCG, organised crime groups – mafie italiane e raggruppamenti simili in tutta Europa. Certo però che "la mafia italiana rimane fra le organizzazioni più pericolose", il consolante commento che ci mantiene nella zona alta della classifica... Era già successo, in altre crisi e in momenti di forte tensioni dell’economia: un esempio per tutti, i fraudolenti utilizzi della chimera Bitcoin e di altre criptovalute create per ingurgitare soldi buoni contro panzane di pessima qualità – una vera rapina senza possibilità di punire e denunciare.
I cyber-mariuoli hanno cominciato subito, con l’espandersi dell’on line per ovviare all’isolamento: commercio on line, tutto via computer o vulnerabilissimi telefonini su reti informatiche intasate e non esattamente efficienti o a prova di hacker e criminali. Un supermarket aperto tutto il giorno anche per i dilettanti o gli aspiranti cyber ladri. "Infatti, il reclutamento dei wannabe, quelli che vogliono essere, è cominciato prestissimo anche al di fuori del cosiddetto dark web, il web oscuro e più sotterraneo" è l’ammissione di un’altissima funzionaria ai più alti livelli dell’agenzia.
Continua dicendo che nelle prime settimane della pandemia ci si è evoluti dal phishing quasi ingenuo (una falsa mail della vostra banca, o compagnia telefonica, elettrica... la qualunque, insomma) che chiede dati e password in cui, ingenuamente, "ancora il 30-35% della gente ci casca" e dal comune malware (virus che pescano contatti, mail e dati privati dal computer o telefono) fino a sofisticate forme di rapine informatiche; la gran parte fuori della consapevolezza di chi le ha subite. Mano mano che le nuove reclute del cybercrime diventavano attive con l’espandersi della pandemia nei Paesi europei, Europol ha registrato campagne di phishing di nuovo tipo e con maggiore accuratezza a livello continentale; a questo di è aggiunto un preoccupante passaggio dal malware al ransomware, il virus che chiede un riscatto per ridarti accesso al computer e ai tuoi dati non adeguatamente protetti.
C’è un’aggravante. I tempi fra la comparsa del ransomware e la sua esecuzione (cancellazione di tutti i dati o compromissione definitiva dei sistemi) si sono notevolmente accorciati. Nell’onorata tradizione del criminale informatico romantico, l’attacco a chi non pagava veniva differito e condotto di sorpresa, certo, ma normalmente dilazionato e accompagnato, magari, da qualche ultimatum. Questa nuova, maleducata generazione di cybercriminali è avida; non aspetta: se non paghi uccide il computer o i sistemi in un nonnulla. L’attenzione rimane alta anche sulle infrastrutture critiche: reti telefoniche, elettriche, idriche, gas e trasporti. È in questi settori che l’emersione degli hacker dell’ultima ora, emulatori con limitate capacità tecniche si è fatta preoccupante anche alla fine di aprile e all’inizio di maggio., quando la vampata di criminalità si stava attenuando come il virus. Vogliono tutti massimizzare i profitti nel più breve tempo possibile, e massimizzare l’impatto protagonistico dell’attacco. Una caduta di stile, si direbbe...
Ma di là delle facili ironie, c’è un aspetto della cybercriminalità che è devastante: la funzionaria di cui sopra ne parla con la voce quasi incrinata. È l’aumento smodato della distribuzione di materiale pedopornografico, accompagnato dalle notazioni dei predatori circa la facilità improvvisa di acchiappare nuovi contatti grazie alla grandissima e aumentata esposizione di bambini e ragazzini sul web. Isolamento dal gruppo dei pari, maggiore tempo passato on line, inevitabile minore supervisione. "I bambini, specie quelli che si sono affacciati al web in questa pandemia, sono i più vulnerabili e i più presi di mira. La tendenza continuerà: siamo ormai passati a un livello superiore in termini di fasce di età e di numero di minori sul web". Non servono commenti.
E poi gli imbrogli e le contraffazioni, che non diminuiscono. Affatto. Test sierologici che non funzionano e che frodano aziende e ospedali in mezzo mondo, reagenti impassibili, tamponi che sono dei nettaorecchie... tutto destinato a diminuire con il diminuire dei contagi, ma intanto truffe che hanno ingurgitato centinaia, e centinaia, di milioni nel mondo.
A medio termine le minacce non cambieranno sostanzialmente. Il crimine cyber continuerà a essere la minaccia dominante da parte di tutte le organizzazioni criminali, soprattutto se continueranno in forma e intensità diversa i lockdown nei diversi paesi dell’Unione che manterranno alto l’uso di strutture informatiche, servizi digitalizzati e on line anche da parte di persone che non sono esattamente nativi digitali. Tuttavia, se potesse essere un motivo di ottimismo, malware e ransomware torneranno probabilmente a danneggiare più le aziende, nel frattempo riaperte, piuttosto che inermi privati cittadini.
Rimarranno invece significativi il consolidamento della pedopornografia e l’adescamento di minori in rete, con un aumento dell’attenzione sui periodi passati in rete a fini scolastici: permanenza on line di gruppi numerosi facili da hackerare. "C’è un solo modo: monitoraggio dei bambini molto intenso e prevenzione con informazione e raccolta di feedback", e qualche marchingegno che si trova presso gli esperti di protezione anche per computer domestici.
La capacità evolutiva e la rapidità di adattamento di prodotti e processi dei gruppi più organizzati rimarrà elevata. La contraffazione o la produzione di mercanzia sotto standard accompagneranno, globalmente e in Europa, la scarsità che potrebbe emergere o riemergere per una vasta serie di prodotti. È infatti questo (vogliamo dirlo?) settore industriale che punta sull’arrivo della seconda ondata fino ad altri possibili prolungati lockdown e scarsità di farmaceutici, parafarmaceutici e dei diversi "dispositivi". E se non accadrà in Europa ci sarà chi, in qualche parte nel mondo, che ne avrà bisogno, il lapidario e liquidatorio riassunto di un immancabile esperto.
L’abbiamo già visto. La contraffazione farmaceutica si basa sulle paure e sulle ansie dei cittadini. Questa volta sono mascherine che neanche a carnevale, kit diagnostici da piccolo chimico e guanti che si sfasciano mentre te li infili, gel e fazzolettini disinfettanti che le mitiche "colognettes" degli Anni Sessanta della Atkinsons o 4711 erano più efficaci. Ma ci dovremmo ricordare anche di miracolosi antivirali finti del passato, preparati antiartritici e per la malaria o preparati di miracolose erbe e altri fito-imbrogli. La domanda stima l’Europol rimarrà alta.
Tutto questo senza toccare l’evoluzione nei crimini finanziari, nelle vie alternative al commercio di stupefacenti e alle acrobazie per tenere in vita il traffico di esseri umani in una stagione di confini chiusi e difficoltà di spostamenti. Chi è interessato vada a curiosare il sito di Europol; il rapporto è a disposizione in inglese e assicura una lettura breve, ma intensa. E lascia una sensazione di certezza: i protagonisti che vengono raccontati non hanno la goffaggine di Pietro Gambadilegno, l’ingenuità dei Fratelli Dalton o l’ottusità della Banda Bassotti. Non hanno neppure la garbata eleganza e il fascino di Lupin e di altri ladri gentiluomini/gentildonne che popolano indimenticabili romanzi e fumetti, Diabolik compreso.
Questi che forniscono materiale di studio, analisi e contrasto sono brutti ceffi che rappresentano un sostanziale compendio, amplificandoli, ai drammi che il virus ha distribuito e distribuirà ancora largamente e senza distinzioni.