L'argomento era sempre lo stesso: la chiusura forzata di mostre, il rinvio delle inaugurazioni e degli eventi mondani. Tutto rimandato a data da destinarsi. Insomma, i galleristi hanno comprensibilmente ceduto all'emergenza e sospeso le loro attività.
Sì, perché il virus ha sbalzato via ogni attenzione dal mondo dell’arte. Alcune fiere chic (come il Tefaf a Maastricht) sono state costrette a calare il sipario a metà corsa. Di suo, Art Basel Hong Kong ha subito varato proposte di online viewing di opere, e così hanno fatto anche altri operatori, grandi e piccoli, del settore. Pure gli artisti sono corsi ai ripari sul web, con qualche scivolata, com'è il caso di Ai Weiwei (molto amato dall’art world italiano e non solo). La star cinese ha pubblicato, quando la sciagura del COVID-19 era ancora all’inizio, un messaggio piuttosto sgradevole sugli italiani ed subito è stata polemica. Palazzo Strozzi, all'interno di una newsletter dal titolo #incontatto, gli ha dato diritto di replica diffondendo un suo video di scuse. Sono seguiti altri video - questa volta però di incoraggiamento al popolo italiano - da parte di big del mondo artistico internazionale, come Marina Abramović e Jeff Koons.
Ci sono poi artisti che compongono e pubblicano sui propri social network un’opera al giorno ispirata alla nostra difficile condizione attuale. Sono delicati, a tratti malinconici, ma in alcuni casi il desiderio di "esserci" è troppo compulsivo (Goya produsse il suo meraviglioso ciclo Disastri della Guerra alcuni anni dopo l’invasione francese in Spagna). Sarebbe forse meglio che si fermassero a riflettere, come tento anch'io di fare, questo perché, dandosi il giusto tempo, può essere che si riesca finalmente a indebolire il pensiero dominante che vuole l'arte sempre e comunque "ironica" e "sul pezzo", come se fosse l'articolo di un giornale. L'ora attuale, invece, potrebbe favorire ispirazioni e opere differenti e non da ultimo anche la sola contemplazione di una Natura potente e inafferrabile.