IL Signor CEO


"Giuseppe è la sintesi perfetta dei quattro suoi predecessori"

Questa settimana l’intervista col Signor CEO è iniziata con un azzardo.
“Caro Signor CEO, vorrei che fosse a lei scegliere a quale di queste due domande rispondere: una sui fiori e sulle piante (mi dicono il grande amore della sua vita, dopo Maria) o una sui leader maggiordomi di cui vi avvalete per la gestione dei singoli Paesi alla luce del 'virus'".

"Non si permetta mai più, anzitutto di pronunciare il nome di Maria, poi di iniziare con 'caro'. So benissimo che Lei considera me e tutti i miei amici, che insieme abbiamo deciso di salvare il mondo, delle ignobili canaglie. Se lo vuol sapere io, noi, avevamo molta stima di Lei. Lo riconosciamo, è un buon comunicatore, scrive in modo nuovo, accattivante, non sembra un vecchio decrepito come in realtà è, poi ci risulta che gli zombie più evoluti l’apprezzino. Se non fosse così arrogante, lei potrebbe entrare con facilità nella élite rarefatta dei 'maggiordomi'. Purtroppo, la sua ottusità di 'liberale nature' e di 'apòta' lo ha reso, ai nostri occhi, un infame. Perché crede che abbia accettato di farmi intervistare da Lei? Lei che si crede così sofisticato, ci pensi, vediamo se lo scopre".

"Le dico di più. Nelle nostre simulazioni noi ipotizziamo come worst case che la crisi 'virus' si mangi tutti i benefici prodotti dalla globalizzazione selvaggia fin dall’inizio, riportando il mondo e le Borse al 1989. Sembrerebbe un fallimento del modello CEO capitalism, ma il nostro obiettivo di lungo termine è mantenere in essere, costi quel che costi, questo modello e la nostra leadership morale su questo mondo di zombie. Ci riusciremo. Allora, lasciamo fiori e piante a un’occasione migliore. E’ una buona domanda la sua, d’attualità. Ne parlavamo fra noi nell’ultima conference call (criptata con modalità bitcoin), tutti ci siamo complimentati con George, perché spetta a lui la bollinatura della scelta finale dei governi".

"Con lo sconosciuto, impettito Giuseppe forse abbiamo risolto il problema Italia. Giuseppe è la sintesi perfetta dei quattro suoi predecessori. Furono scelte oggettivamente deboli quelle, ognuno per carenze in qualche skill strategica. Il primo partì subito male, apparendo (lo era) il classico podestà straniero, vanesio, dal linguaggio finto accademico, scoprimmo che sotto il loden non c’era nulla. Il secondo peggio, il cognome era una garanzia ma il nome fu un disastro. Il terzo sembrava l’uomo del destino, ma appena cominciò a ingrassare si sgonfiò. Il quarto fu un errore di George (nell’ultima nostra conference call lo ammise), inesistente, languido, quindi idoneo a fare il Commissario europeo, non il Premier".

"D’altro canto l’opposizione di destra populista pare ormai bollita, i suoi tre leader sono impresentabili, quindi non più pericolosi. Inoltre i media del mainstream ci aiutano molto, facendo apparire Giuseppe ciò che non è. Bravi! Il pericolo per noi è che di fronte a una rivolta popolare anche modesta, il duo di Palazzo Chigi non la regga. Entrambi hanno i tratti somatici dei badogliani di ritorno.

Basta! Mi sono stufato, parlare con Lei mi stanca!".

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