Il momento in cui si mette su famiglia è spesso l’inizio della fine, o almeno del rallentamento professionale della donna. Le elezioni del 2016 e quelle in preparazione, con la sconfitta di persone come Clinton o Warren a favore di bianchi arzilli vecchietti, dimostrano che questa barriera al progresso della nostra società è ancora troppo solida. Per fortuna il nuovo regime di vita, lavoro e studio da casa, sta imponendo una sana riflessione.
Ogni coppia con figli piccoli è quantomeno stremata: "tieni i pupi mentre faccio la conferenza, no non farlo saltare dal tavolo, no non possiamo fare torte al cioccolato tutti i giorni, feeeeermatiii!!!" sono tutte cose che sento e vedo frequentemente mentre lavoro coi miei colleghi più giovani.
Anche quando la prole è più matura la vita reclusa ci da spunti di riflessione: i nonni si vestono di tutto punto per far cena da soli, i figli ti coinvolgono in una ricerca tra filosofia e neuroscienze che mette alla prova i tuoi stanchi neuroni, il cellulare ti dice che hai fatto solo mille passi al termine della giornata. I pochi passi e le troppe torte terranno lontano il virus, ma anche asole e bottoni cominciano a non vedersi più.
In America vogliamo molto bene al giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg, nata del ’33 e raro esempio di perfetta combinazione tra vita famigliare e professionale, che ancora oggi lei riprende nel consigliare i suoi collaboratori. Cresciuta in una famiglia povera, s’è barcamenata tra la malattia del marito, la prole ed una carriera che l’ha porta al vertice del sistema giuridico. A tal proposito vi raccomando questa lettura:
In essa sono bene illustrati i meriti dell’equilibrio tra vita professionale e privata e la necessità che entrambi i coniugi partecipino in egual misura alle incombenze della famiglia.
La nostra società migliora notevolmente quando grazie a persone come Ginsburg si mettono a punto leggi che proteggano l’uguaglianza tra i sessi ma tutto inizia dalla nostra famiglia e da come educhiamo la nuova generazione, al rispetto e alla compassione per il prossimo. Usiamo questo periodo di forzata permanenza a casa per rivedere l’equilibrio tra vita personale e professionale.