E-learning


Per gli studenti è una chance in più di essere originali

Pochi lo dicono, ma la conversione dell’intera scuola e dell’università italiana al digitale è un’operazione di immenso valore. Insegnanti di ogni ordine e grado, e di ogni età, hanno impiegato due settimane al massimo - e in piena pandemia da COVID-19 - per riformularsi in chiave telematica.

L’anno scolastico non andrà perso ed è un avvenimento eccezionale date le condizioni,  tanto più nei gradi più bassi di scolarità. Non è difficilissimo insegnare all’università on line, è poco difficile alle superiori – soprattutto nei licei –, è complicatissimo alle  elementari e nelle scuole dell’obbligo di formazione professionale.

Detto questo, che valutazione dare di questo insegnamento? Uguale non è. L’insegnamento in presenza non è sostituibile soprattutto per la mancanza di feedback da parte degli studenti. Non si possono vedere in faccia o li si vede male, perché purtroppo spesso il  feedback non è quello delle parole (“sì, prof, ho capito”), ma quello degli occhi stanchi,  delle sopracciglia che si increspano, del modo di toccarsi i capelli, di muovere le gambe, di  guardare un compagno, di sospirare. Manca il piano iconico totale, si direbbe in semiotica,  quello delle immagini più elementari, che rimangono lì, segmentate dai contorni traballanti  della videocamera.

C’è un solo lato positivo, almeno per quanto riguarda i gradi di studio più alti. Gli studenti non sono intruppati, non subiscono il lato negativo del gruppo. Perdono molti lati positivi del gruppo, s’intende, ma non vivono quella socializzazione laterale che spesso induce anche ad abbassare tensione e desiderio o capacità creativa individuale. Gli studenti separati gli uni dagli altri leggono di più, si informano di più, forse riflettono di più. Nel bene, hanno una chance in più di essere originali, non identici gli uni agli altri.

Dopo questa esperienza, le scuole superiori dovranno riflettere un po’ su questo aspetto – magari togliendo qualche ora settimanale – mentre le università, in cui questo carattere è già più presente, dovranno riflettere sui vantaggi del digitale per coloro che proprio non possono frequentare. Una bocciatura andrà invece riservata per le università telematiche che, come è ora evidente a tutti, possono garantire molto ma non tutto di ciò che è l’insegnamento.

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): Artista e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro