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Dalla stalla alle stelle, passando per la Casa Bianca

Agosto non ci ha fatto mancar niente: dalla storia incredibile dei sommozzatori ubriachi ucraini che bombardano il gasdotto, ai tentativi di imbavagliare media come X e Telegram per proteggere i nostri poveri occhi ed orecchie dalle fake news putiniste, all’ascesa dalla stalla alle stelle della nostra nuova candidata presidenziale, Harris.

Ancora una volta il DNC, dove lobby potentissime decidono come controllare l’America, riesce ad imporre il proprio disegno totalitarista. Ricorderete che affondarono prima Sanders e poi Warren perché troppo fuori dagli interessi che contano, non sarete sorpresi che l’abbiano rifatto con Robert Kennedy Jr. per evitare le sue domande imbarazzanti e valori veramente democratici, ed ora siamo al miracolo: dirci che la Harris è un genio e dobbiamo votarla alla Casa Bianca.

Non importa che le sue interviste siano più imbarazzanti di quelle di Biden, non conta che non presenti alcuna idea di politica economica, o sull’immigrazione, o di geopolitica. Basta che ci illumini di immenso col suo sorriso, che ci inviti all’unità e volerci bene, e che spruzzi woke su tutto, come il cacio sui maccheroni. Anche al The Economist, per stare al gioco, si sono arrampicati come gattini sugli specchi: dopo cinque anni al vertice della politica americana, dove ha solo oscillato tra diverse posizioni, fatto gaffe e prodotto nulla di suo, ora finalmente si reinventa. Con il suo discorso all’assemblea DNC, secondo il baluardo londinese della stampa internazionale, la Harris ha compiuto la più rapida e comprensiva reinvenzione della storia politica americana.

Mi immagino come possano sentirsi giornalisti ed editori veri, dal Wall Street Journal, Washington Post ed ora Economist, guardandosi allo specchio dopo aver scritto cose del genere, ma devono pur mangiare.

Nello schieramento opposto Trump appare in affanno, perché da un lato ha perso il vantaggio dell’età e rimbambimento di Biden, dall’altro si trova davanti una persona che ride e scherza, senza apparenti idee da discutere. Il discorso con cui Kennedy ha annunciato la sua uscita dalla corsa presidenziale e l’appoggio a Trump merita di essere letto nella sua interezza (qui), per rendersi conto del potere delle lobby nel processo politico americano.

Quando in TV avete visto sprazzi della conferenza, con Obama, Michelle e tante altre stelle dei ricchi che osannavano la Kamala, le telecamere vi hanno mostrato migliaia di attivisti che applaudivano e festeggiavano davanti al palco. Non vi hanno fatto vedere le stanze dei piani alti, dove i ricconi hanno speso dai $500.000 in su per guardare comodamente seduti con popcorn e burger. I media non vi hanno mostrato l’enorme differenza tra la plebe festante in basso, ed i ricchi in alto, felici pure loro di poter mettere un’altra esecutrice alla Casa Bianca.

Qui sta il punto: la Harris probabilmente siederà sulla poltrona più potente del mondo messa li dalle lobby, senza aver mai vinto un’elezione, dibattuto per davvero sulle politiche che propone, essersi veramente confrontata con il popolo. Come se ne esce fuori? Probabilmente proprio come dice RFK Jr., tornando a concentrarci sulla nuova generazione, e mettere loro come priorità principale, invece degli odiosi attacchi personali di lobby che lavorano solo per il proprio tornaconto.

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Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.