Vita d'artista


I frattali sono gettonatissimi, purtroppo

Domenica scorsa, sfogliando D - La repubblica delle donne, il settimanale femminile di Repubblica, ho visto nelle ultime pagine la rubrica di arte curata da Cecilia Alemani, già curatrice del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, e direttrice artistica...

... dell’intera prossima edizione del 2022.

Alemani scriveva di un’installazione di sculture di Anicka Yi, artista coreana, che a quanto pare "nasce con la collaborazione di altri settori di ricerca, in particolare quelli della scienza e della biologia, con un occhio anche puntato all’ingegneria sociale, tra moda, life style  e costruzione dell’identità”. A New York, dove abita col marito Massimigliano Gioni, a sua volta già direttore della Biennale del 2013 ( saranno i Clinton dell’arte?), qualche addetto ai lavori potrebbe anche rispondere "bullshits".

È vero che in questo periodo molti artisti lavorano in stretto contatto con ingegneri, biologi, fisici (i frattali sono gettonatissimi), ed è tutto molto trendy, ma diciamolo, aldilà dell’allure pseudo-scientifica a me sembra l’apoteosi ludica della mancanza di idee . Le questioni in ballo però sono serie, poiché l’idea di fondo è quella di fare evaporare i confini di ogni specificità, mescolare i generi oltre la contaminazione, favorire un pensiero debole, levigato e senza verità (perché la verità è ruvida), propugnando un prêt-à-porter dell’arte senza la personalità ingombrante dell’artista e  che finalmente può piacere a tutti, che unisce e non divide.

A questo proposito mi viene in mente la grande opera  “Marsyas” che Anish Kapoor presentò nell’enorme spazio della Turbine Hall alla Tate Modern, a Londra nel 2003. L’artista si era avvalso dello studio di Cecyl Balmond per realizzare una cornucopia  alta dieci piani e lunga 150 metri. Ricordo che rimasi senza fiato quando la vidi: era maestosa e terribile e la sua lucentezza rossa percorreva l’ambiente industriale in modo elegante e scioccante al tempo stesso.

Nella sua magnificenza contemporanea, tuttavia, continuava a rimanere in contatto con la tradizione classica, essendo la cornucopia simbolo di prosperità e di augurio. La collaborazione con lo studio era stata dunque di natura squisitamente tecnica, non teorica, ed aveva solo reso possibile la volontà personale dell’artista, la sua visione, il suo pensiero, la sua poetica.

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In questo numero hanno scritto:

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Pupi18054216 (Genova): linguista resistente. Libera pensatrice
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa