Musica in parole


Duecento anni di capricci

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Corde rotte, dita insanguinate, contorcimenti del corpo, mani che scorrono sul violino come artigli del diavolo ma dal suono di un angelo: ecco Niccolò Paganini in concerto. Divo ante litteram, a inizio Ottocento ha un successo internazionale enorme; tutti vanno pazzi...

... per Paganini perché incanta con la sua musica e ha una geniale (o diabolica) capacità di porsi, costruendo quella che oggi definiremmo brand identity: si avvolge di mistero, asseconda le dicerie di un suo patto col diavolo, è schivo ma ama sedurre, come quando incide le corde del violino in modo che saltino in concerto, a meraviglia del pubblico.
I teatri lo cercano, i fan sono in delirio (le fan anche di più) e un vero merchandising legato al suo nome si sviluppa in Europa: caramelle Paganini, guanti Paganini e poi pipe, scialli, dolci dei Caffè di Vienna e così via. I suoi cachet lievitano e le sue manie anche (come il voler suonare al cimitero); paiono capricci da star.

Può permetterseli, il Maestro, perché prima di tutto ci sono gli altri Capricci, quelli maiuscoli, capolavori assoluti. Paganini è un genio della musica, padre della moderna tecnica violinistica, musicista e virtuoso come nessuno prima; ispira altri grandi artisti che lo ammirano stupefatti.

Tra le sue composizioni tanto osannate, i 24 Capricci op. 1 per violino solo hanno un posto d’onore. Pubblicati 200 anni fa, sono una raccolta di gioielli che ha alimentato il mito demoniaco perché tutto nei Capricci fa pensare al diabolico, iniziando dalle innovazioni tecniche che paiono ai limiti dell’umano possibile. Ogni violinista che li affronta pensa a come sopravvivere alle difficoltà e in più far emergere la poesia della musica, che c’è, tra le pieghe del virtuosismo richiesto. Il n. 13 è soprannominato "La risata del diavolo", qui ben evidenziata da Uto Ughi.

I Capricci vanno sentiti per lasciarsene affascinare ma anche "visti" mentre vengono eseguiti, per partecipare alla sfida tra il violinista e lo strumento; ne è esempio il n. 5, pochi minuti di musica a tutta velocità, trattenendo il respiro: in questo video a suonarlo è Shlomo Mintz.

La serie si chiude con il famoso Capriccio n. 24 - Tema con variazioni, ritenuto uno dei pezzi più difficili mai scritti per il violino, fatto di acrobazie violinistiche e suoni ammaliatori insieme; ascoltatelo e "guardatelo" eseguito da Maxim Vengerov in concerto.

Non si può esaurire l’argomento Capricci in poche righe ma la ricorrenza dei 200 anni è lo spunto per ricordarli e con loro l’autore, musicista immenso, uomo sempre malato e dalla vita travagliata e triste a dispetto del successo.  Paganini ha dedicato i suoi Capricci  “Alli Artisti”, una dedica e forse anche un avvertimento per chi avesse voluto cimentarsi con le sue diavolerie.

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