Quei luoghi sono magici, anche oltre il magnifico labirinto e la collezione di Franco Maria Ricci, tanto particolare, perché ti danno un senso di spazio largo, difficile da trovare vicino a noi. L’idea era fare qualche indagine e prendere spunti dall’immensa biblioteca di FMR e al contempo vedere la mostra del duo Bertozzi & Casoni … ahimè rimasto uno, dopo la scomparsa di Stefano Del Monte Casoni, nel 2023. Artisti comunque per storia e sentimento appartenenti a un territorio vicino, quello di Imola, con simili scorci … e sempre la Bassa.
Artisti da me apprezzati da sempre, per un utilizzo nuovo e geniale della ceramica, di cui colpisce sia l’abilità tecnica che i contenuti, qualche volta sconfinanti nel trash, ma sempre necessari e poetici. È come se la loro immaginazione e cultura tenesse conto sia della storia, ad esempio delle tavole imbandite delle porcellane di Meissen, la Real Fabbrica di Porcellane istituita nel 1710 vicino a Dresda, sia degli scarti e rifiuti d’oggi, un po’ pop. Nella mostra infatti, vi è al centro di una stanza proprio una tavola imbandita, da loro costruita come se fosse dopo una cena in cui tutti i commensali sembrano esser stati pervasi da una certa follia oltraggiosa, forse volgare o disperata, in cui gli avanzi, gli sprechi, che sono anche i nostri, galleggiano in primo piano, urticanti. Una grande abbuffata, alla Ferreri. Ecco: all’estrema poesia del particolare, così ben realizzato, il senso generale lascia sgomenti, perché con una certa violenza ci racconta ciò che siamo, un certo disgusto inzuppato di verità.
È come se con loro la ceramica, tipicamente di registro artigianale, si fosse un po’arrabbiata, e non volesse più essere la tecnica rococò per eccellenza, quella dei pastorelli felici a centrotavola, e avesse deciso di entrare nell’agone contemporaneo raccontando, con quella stessa morbidezza però, il nostro mondo fluido e un po’ osceno, spesso sporco, ma soprattutto senza visione né futuro.