LA Caverna


Abitare il mistero

Il vecchio mondo è ormai alla fine e un cielo pallido annuncia l’alba di un mondo ancora senza colore, in cui la luce è come sospesa. La lentezza dell’ora è spietata (Cesare Pavese) per noi abituati al tutto e subito. Ogni alba ha, poi, i suoi dubbi (Alda Merini), è un istante dove tutto può succedere. “Il giorno non nasce in tutte le parti del mondo, ma solo in segreto, là dove nessuno lo vede. Da niente diventa increspatura di vita, da buio diventa cammino, da notte diventa orizzonte.” (Guatan Tavara). 

Il giorno, però, non nasce per la maggioranza degli uomini che vogliono continuare a dormire, schiavi di malvagi pifferai che favoriscono i loro sonni e il loro sognare. La piccola minoranza di risvegliati si rende conto di questo sonno generalizzato. La moderna società di massa è la società dei dormienti per eccellenza, che non si accorgono o non si interessano dell’alba nuova. “Amavano più le tenebre che la luce” (Gv 1,9-11) Nel ciclo della vicenda cosmica ci sono età oscure in cui non si attende l’alba eppure è una questione di sopravvivenza.

Non possiamo perennemente vivere nelle tenebre. Sono forze negative incontrollabili, un potere oscuro che non si può né conoscere né gestire. I risvegliati, persone indotte a interrogarsi sul senso del vivere e sulle modalità di gestire le proprie relazioni con il prossimo, presa coscienza del problema, sentono l’urgenza di mettersi in gioco per uscire da questo punto morto, sono disposti a compiere un salto qualitativo nella propria evoluzione spirituale. Il mondo non diventa migliore con formule magiche, svincolate dalla vita interiore delle persone.

La chiave della crescita personale e della realizzazione degli obiettivi si nasconde in ogni sudore versato e ogni respiro affannato. La fatica del pensare e cercare non è un difficoltà ma un compagno di viaggio indispensabile nella strada verso l’eccellenza. Il risvegliato che sospira l’alba deve confrontarsi, tutti i giorni, con una folla di dormienti, che si muovono pericolosamente e reagiscono in maniera aggressiva se qualcuno tenta di destarli e di responsabilizzarli. Finché si continua a dormire, i nostri orecchi sono chiusi all'armonia dell'Essere e i nostri occhi sono chiusi al suo splendore. L'alba ci deve trovare desti, pronti e desiderosi di accoglierla in noi senza rimpianti del giorno passato. L’uomo immerso nel sonno, che ha smesso di cercare, dimentica che nella vita la dimensione del "cercare" è un aspetto fondamentale.

L’apatia ci sta snaturando perché ci realizziamo come persone nella misura in cui continuiamo a interrogare la vita e noi stessi. La nostra vita spirituale è degna di tal nome nella misura in cui ne facciamo il luogo e il tempo di una costante, assidua ricerca. Cercare non è un'operazione a tempo determinato, ma è una questione che continuamente si ripropone. Il cercatore non teme il buio, ma coglie nell'oscurità anche i più piccoli segnali di luce. Chi cerca non ha paura, o meglio sa che il timore è dimensione integrante di chi non si affida a illusorie sicurezze.

Il cercatore vive in un ascolto costante, teso a individuare tra i milioni di suoni e di rumori, quell'unica voce che mantenga vigile la sua identità più vera. Tenere viva la curiosità intellettuale è prontezza a lasciare le sicurezze illusorie, motivo per non accontentarsi di piccoli orizzonti, per credere che ogni passo non è che la preparazione del passo successivo. La vita del ricercatore è come una sonda gettata nelle profondità incommensurabili dell’oceano dell'esistenza. Il ricercatore non vuole vincere il mistero, lo vuole abitare. Il nostro personale mistero è incarnato contemporaneamente nel tempo, nella storia e aperto sull’infinito. Il mistero non è una realtà oscura e incomprensibile, ma categoria interpretativa dell’essere, pienezza di senso inesauribile che è sempre oltre e per questo sfugge. Il mistero è un eccesso di luce.

Vivere il mistero è essere capaci di tenere insieme realtà che sembrano tra loro opposte, muovendosi in un processo dinamico di crescita e di pienezza. La perdita di senso del mistero porta con sé appiattimento e frustrazione. Accettare la dimensione del mistero è la comoda via per aprirci alla libertà interiore, alla voglia di futuro, rifiutando una concezione passiva, banale e ripetitiva della vita. Smettere di cercare è ritirarsi da una grande sfida: l’amore e il senso della vita non sono fatti per essere posseduti, ma per essere cercati. 

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Silvia Andrea Russo (Cremona): passione per l'antichità, la letteratura, la recitazione, la musica, il canto e la scrittura
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.