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Dopo un anno bisesto e funesto…

La fine dell’anno è sempre il momento per staccare la spina, fare un passo indietro e riflettere sull’anno che è passato. Ci lascia un 2024 bisesto e funesto, speriamo che il 2025 sia un anno di rinascita e ripartenza, serve ottimismo in quantità.

Un primo pensiero va alle grandi sofferenze internazionali, dai 101 ostaggi israeliani ancora imprigionati nelle gallerie di Gaza, ai 12.000 civili ucraini uccisi, ai 45.000 civili palestinesi e libanesi bombardati, al milione di soldati ucraini e russi sprecati, alle decine di milioni impattati da questi ed altri conflitti attorno al mondo. 

I patrizi parlano di principi, si arricchiscono coi missili e le conquiste, la plebe concima i campi. I media che fanno la narrativa ci intortano di democrazia, fascismo, condizionatori, vaccini, migranti, crisi climatica e qualsiasi altro trucco per distogliere l’attenzione dal come risolvere i conflitti senza uccidere il prossimo.

In America andiamo alla grande: milioni di persone non possono curarsi a causa di assicurazioni sanitarie interessate solo al profitto, e tutta la forza dello stato viene usata per condannare a morte il ragazzino che ha ucciso il CEO dell’azienda grama. Pare quasi che lo stato voglia reprimere la plebe, invece che fare in modo che la salute sia un diritto disponibile a tutti: chapeau. Il novello San Luigi patrono dei malati assicurati viene scortato dai reparti speciali della polizia, presentato come un terrorista prima ancora che venga giudicato a processo, mentre media e politici si scagliano contro chi mostra simpatia verso il giovane criminale.

La classe politica domestica è allo sbando: i repubblicani si son persi una parlamentare in un ricovero per Alzheimer, i democratici preferiscono un settantaquattrenne oncologico e mal concio alla AOC che cerca di rivitalizzare il partito, la Harris apre bocca ed ancora una volta si dà la zappa sui piedi. In compenso ogni sforzo viene fatto per bloccare la nuova amministrazione Trump: fatica bipartisan perché molti repubblicani hanno evidentemente interessi da difendere.

Dopo quest’anno bisesto e funesto è ora di riprendere l’ottimismo in mano, quello che sei mesi fa descrivevo parlando delle comunità di emigrati e rifugiati in America. Quando penso al pot-pourri di persone che siamo, si riaccende lo smisurato ottimismo nella nuova generazione, nella loro capacità di uscire da scuola e migliorare il mondo, ed in questo continuo esperimento che è la democrazia Americana, con la A maiuscola.

So bene che gli entusiasmi giovanili si raffreddano, che molti sogni restano tali, ma quelli che riusciranno a mantenere anche solo una parte della curiosità, voglia di fare ed ottimismo che hanno oggi se la caveranno alla grande. Come disse Alexis de Tocqueville al rientro dalla visita in America: “The greatness of America lies not in being more enlightened than any other nation, but rather in her ability to repair her faults. When the past no longer illuminates the future, the spirit walks in darkness.” (La grandezza dell’America non sta’ nell’essere più illuminata di altre nazioni, ma nell’abilità di riparare i suoi guai. Quando il passato non illumina più il futuro, lo spirito cammina nel buio.)

Il 2024 ha picchiato come un fabbro, tanto a livello internazionale quanto in casa nostra, mettendo in luce tante magagne da riparare: dalla gestione dei conflitti mondiali, a sanità, educazione ed infrastrutture locali. Il 2025 deve rivedere la voglia di fare e mettere a posto i problemi, speriamo in bene.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
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Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.