Vita d'artista


Meteoropatia

Meteoropatìa s. f. [comp. di meteoro- e -patia]. – Nel linguaggio medico, disturbo o complesso di disturbi determinati dalle condizioni e variazioni meteorologiche (temperatura, pressione, umidità, azione dei venti, stati pretemporaleschi, ecc.), frequenti spec. nei soggetti con particolare labilità del sistema neurovegetativo.

Non ho chiesto a Massimo Kaufmann, artista, collega e amico, come mai questo titolo per la sua bella mostra, che ha inaugurato di recente alla Galleria Bonelli a Milano. Forse perché entrando in galleria ero un po’ soprapensiero, camminando avevo letto una scritta su un muro: CI VOGLIONO IGNORANTI PERCHE’LA CULTURA CI RENDE CRITICI E LA CRITICA RENDE LIBERI . Frase sibillina, ma per essere scritta su un muro, interessante. Normalmente è tutto un “morte” a questi o “morte” a quelli.

Ma poi girando per la mostra, piena di sostanza, ho capito che l’anonimo aforista dice il vero. E’ difficile e raro trovare persone capaci di restituire in modo intenso i loro pensieri, la loro profondità e il loro pathos, in sintesi, delle persone libere. Lo è ancora di più oggi nel mondo dell’arte che è tutto fuorchè libero, in preda com’è alle oscillazioni del mercato. La maggior parte delle mostre è di una banalità impressionante, tutte alla ricerca di una dimensione originale, alle volte naif, ma sostanzialmente, nulla. Il rapporto con la storia dell’arte è inesistente. La pittura che tocca vedere oggi nelle gallerie di grido è spesso senza qualità, senza forma, senza un’idea che la sorregga. Anzi, più fai cose brutte, meglio è: il brutto è materia nuova. Ci siamo stancati della bellezza? Non c’è più voglia di cultura?

Lo capisco nel piacere che provo di fronte alle opere di Massimo, tra una meteoropatia e un'altra, in modo particolare, avverto la tensione, la ricerca costante, lo sforzo della pittura, la gioia di sperimentare soluzioni nuove, provare nuovi supporti, nuove tecniche, che fanno parte tutte di un mondo coeso, unico nella sua varietà, una direzione, un’idea strutturata. A un certo punto leggo una citazione di Benjamin, dall’Angelus Novus, ancora una scritta sul muro … ma questa volta accanto a un’opera: è bella. Un allestimento sapiente, nè troppo né troppo poco, giusto. Tutto tenuto, tutto libero e indipendente, e soprattutto amato. Aldilà di come si esprime un’artista, ciascuno a suo modo, queste sono delle caratteristiche precise, che si riscontrano ogni qualvolta vi sia una forte intenzione e di conseguenza, una grande creazione.

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.