Musica in parole


Musica in cornice: Matisse 2024

Henri Matisse amava la musica e i musicisti. “Mi piacerebbe vedere in un dipinto la chiarezza e la purezza di Bach”, diceva.

Conobbe e frequentò nomi noti dell’ambiente musicale e grazie a Gershwin scoprì il jazz e le musiche di Armstrong e Gillespie.

Il pittore ritrasse Prokofiev e il pianista Cortot e con l’amico compositore Poulenc - che gli dedicò la sua Sonata per due pianoforti e che diceva di trovare ispirazione dai disegni di Matisse - condivideva l’idea che musica e arte visiva avessero molte affinità e elementi analoghi come forma e colore.

L’arte dei suoni accompagnò Matisse nel corso della vita e fu per lui fonte di ispirazione nelle varie fasi della sua ricerca artistica; numerosi sono i suoi quadri in cui la musica è protagonista e in cui il soggetto è una persona nell’intento di suonare uno strumento, più frequentemente il violino (che il pittore suonava), il pianoforte, la chitarra; quasi sempre ritratti con poche tinte forti e pieni di luce. I colori erano infatti per l’artista come le note musicali e sottolineava “Sette note, con leggere modifiche, sono abbastanza per scrivere qualsiasi partitura musicale. Perché non dovrebbe essere lo stesso per le arti plastiche?”

Il Maestro era interessato anche alla danza e firmò alcune collaborazioni con i Ballets Russes su musica di Stravinsky prima e Shostakovich poi.

“La Danza” è forse il suo capolavoro più noto, realizzato per il collezionista Ščukin come pure “La Musica”, olio su tela del 1910 in cui sono presenti cinque figure (due suonano e tre cantano su un prato).

I due dipinti furono pensati come pannelli decorativi per la casa del committente, dove spesso si tenevano concerti; molto li accomuna a cominciare da ritmo, armonia e dall’uso di soli tre colori, rosso, blu e verde.

Nell’ultima fase della sua vita e dopo altri dipinti famosi, come “Musica” del 1939, quando le condizioni di salute gli impedirono di continuare dipingere, Matisse sperimentò una nuova tecnica fatta di immagini ritagliate da carte colorate, i famosi “papiers découpés” definiti “figure dipinte con le forbici”.

Nel 1947 ne raccolse molte in un libro corredato di suoi pensieri dal titolo “Jazz”, in quanto basato sul concetto dell’improvvisazione tipica di quel genere musicale.

Come ebbe a dire Matisse: “jazz è ritmo e significato”.

Ancora una volta la musica come ispirazione.

Nota finale: non mancano stralci dal libro “Jazz” nella mostra in corso a Mestre che insieme a quella di Basilea ricorda il grande artista scomparso settant’anni fa, il 3 novembre 1954.

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