Quando si dice che l’America è spaccata in due, e pure sul filo di una guerra civile, in realtà si intende che è spaccata in quattro, perché sia i rep, sia i dem sono a loro volta irrimediabilmente spaccati in due. Quindi si potrebbe dire che lo scontro finale, ottuso come lo sono tutti gli scontri politici da O.K. Corral, è fra i “trumpiani” e gli “obamclintoniani”.
L’aspetto curioso di queste elezioni è l’indifferenza: se vince Kamala Harris (una figurina Panini politicamente irrilevante in una dimensione planetaria) l’America si libera per sempre del losco Donald Trump, mentre se vince The Donald l’America si libera per sempre degli altrettanto loschi clan dei Clinton, degli Obama, dei woke. Due aspetti entrambi positivi per un futuro (sano) dell’Occidente. L’importante è che la guerra civile nella quale sono precipitati rimanga “fredda”.
Angelo Codevilla sosteneva nel 2010 che l’America si sarebbe potuta salvare solo se fosse stata capace di fare, democraticamente, un’inversione a “U” tornando, per certi aspetti, come ovvio modernizzati, a quella che entusiasmò Alexis de Tocqueville quasi due secoli fa. Il Visconte cercò di intravedere il futuro della sua Francia, osservando i vari segnali, sia deboli che forti, che venivano da oltre Atlantico. Nel primo Ottocento, questi segnali auspicavano una combinazione, inaudita per l’epoca, di libertà e di religiosità. Questo modello liberal religioso si rivelerà poi vincente per un paio di secoli, però non arrivò mai in Europa. Fu allora che prese corpo la sua sintesi: “La testa americana del pesce occidentale comincia a puzzare, forse a marcire”. Caduto il muro, andarono al potere squallidi CEO, banali venditori di fuffa colta o, come si dice in America, “costoro della bistecca vendono solo il profumo”. Questi hanno fatto, e stanno facendo, spesso solo per raccattare ignobili stock option personali, danni incalcolabili all’Occidente.
Conoscere l’America vera di oggi vuol dire rendersi conto che da un quarto di secolo è presente una specie di rivoluzione popolare fredda contro la classe dominante, trasferitasi poi anche in Europa, ma con una enorme differenza: la grande diversità della popolazione americana, accoppiata alla tradizione e alle strutture del loro federalismo, danno all’America tutt’altra prospettiva.
Il modo preferito per risolvere conflitti sociali tra americani è sempre stato uno solo: “auto-selezionarsi”. Così fece Roger Williams nel 1644 abbandonando il Massachusetts coi suoi sodali per fondare il Rhode Island. Così fece Andrew Jackson nel 1932, permettendo allo stato di South Carolina di annullare in pratica le tasse federali che pagava, e così tentò di fare lo stesso Abraham Lincoln nel 1861 per evitare la Guerra Civile, permettendo al Sud in effetti di “nullificare” qualsiasi legge federale volessero.
Il federalismo, nella visione a stelle e strisce, esiste proprio per permettere alla gente di vivere in pace con quelli con cui si va d’accordo, rifiutando i diversi, senza per questo cadere nel razzismo; semplicemente scegliendo la forma più alta di libertà, stare con chi ci piace. Da anni l’America è in uno stato di “guerra civile fredda” fra la classe dominante (vertici mixati di dem-rep e loro maggiordomi) configurati sempre più come “patrizi” e il popolo costretto a tornare “plebe”. Per fortuna, dopo la vittoria e la successiva sconfitta di Donald Trump, per l’intera Presidenza Biden, grazie alla struttura federale del paese, nessuna delle parti ha avuto la possibilità di forzare l’altra, fermandosi a una pre-guerra civile fredda.
Auguriamoci che sia ancora così nella seconda parte del decennio Venti e che l’America esca finalmente dalla sua depressione con intatti i suoi valori antichi. L’Europa, targata Bruxelles, psicologicamente eunuca ha un disperato bisogno di un‘America sana e forte per essere protetta. Sarà possibile? Lo sapremo solo vivendo.