IL Digitale


Come si sviluppa l’open AI

Sabato scorso abbiamo discusso di open AI con una platea di appassionati bergamaschi, ed ho ripetuto della necessità di sperimentare, giocare e divertirsi con questi strumenti, non necessariamente per fare qualcosa di concreto nell'immediato, piuttosto per imparare a capire come possono essere utili nel nostro contesto in futuro.

Fatto salvo che l'AI open source è normalmente più difficile da usare di quella proprietaria, e richiede spesso dello smanettamento per funzionare, di seguito alcuni suggerimenti per chi volesse sperimentare:

1. Lato LLM, contando che la vecchia versione 2.0 di ChatGPT è aperta e che Llama va molto bene pur non essendo pienamente libero, raccomando di provare Falcon 180B che è veramente capace, e Bloom se volete provare un LLM multilingue.

2. Per chi si occupa di formazione, vale la pena provare Keras, che è ben documentato.

3. Pensando invece alla generazione di immagini, Stable Diffusion è un buon candidato, come pure lo è Pytorch se dovete fare grafici sulla base di modelli matematici.

4. Chi volesse imparare la modellazione complessa del deep learning farebbe bene a misurarsi con TensorFlow.

5. Per chi invece fosse interessato alle chatbot raccomando Rasa, e chi curiosa nel computer vision direi Open CV.

Tra le domande di chiusura, uno dei partecipanti ha chiesto dell'utilizzo degli LLM per la ricerca di informazioni, cosa che in questa rubrica ho sconsigliato, specie a chi pensasse di autodiagnosticarsi una patologia: in generale è un uso perdente rispetto ai normali motori di ricerca come Google. Questo perché l'LLM, a meno che gli ordiniate esplicitamente di andare a cercare le informazioni e valutarne l’attendibilità, formula risposte che siano coerenti con la domanda e facili da leggere, non necessariamente vere.

Ci sono due approcci a questo problema: quello menzionato sopra che chiamiamo "prompt engineering", ossia di essere noi ad ordinare al ranocchio elettronico come spezzettare il processo di ricerca delle informazioni, sviluppo di una bozza, sua revisione e poi messa in bella, oppure usando altri ranocchietti, gli agenti.

Google forse ha sentito la nostra conversazione bergamasca, o più probabilmente aveva già pensato a risolvere questo problema, ed ora lancia Jarvis, uno strumento che copia cosa fate su Chrome e da lì capisce cosa cercate, per darvelo prima ancora che lo chiediate. Google sta promuovendo questo strumento per agevolarvi negli acquisti, ovvero per farvi comprare sempre di più attraverso la sua piattaforma e quindi prendersi provvigioni maggiori. Questo genere di applicazione può essere pericoloso, perché' se sul browser lasciate traccia dei vostri sistemi di pagamento, abitudini di spesa e propensione a certe promozioni rispetto ad altre, potete stare certi che questo agente farà gli interessi dei negozianti e del suo padrone, non i vostri.

In fondo il beneficio di usare strumenti open è proprio questo, di darci una minima protezione rispetto alle tattiche di vendita e di controllo che introducono le grandi multinazionali del digitale. Il giocare con gli strumenti open di intelligenza artificiale ci consente sia di conseguire vantaggi immediati, sia di capire meglio i meccanismi di funzionamento e quindi renderci più attenti rispetto a quanto ci viene proposto dal mercato.


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