Vita d'artista


Pietrasanta

“I monti della Versilia ridenti o foschi? Ecco una cosa che non si può mai capire. Un poco folli, di forma, e inchiostrati sempre con tinte da fine del mondo, con quel rosa, quelle vampate secche del marmo che trapelano come per caso.” 

Pier Paolo Pasolini

È quello che ho pensato passando dalle Alpi Apuane quando scendevo verso Pisa, con tappa a Pietrasanta. 

Quei monti sembrano usciti da un quadro di Caspar David Friedrich, tanto sono densi di pathos. E poi le cave, il bianco che si staglia sul verde scuro e il nero della montagna.

Eppure la Versilia poi è dolce, con le sue bianche spiagge. E di certo al Bagno Stella si mangia un pesce eccellente, che gusto assieme alla mia amica, Beatrice Bortoluzzi, anima del Pietrasanta Cult, piccolo festival parallelo alla Versiliana, e promoter culturale. Sì la vita è dolce vicino al mare, il cielo è blu e si riverbera sulla piscina, e poi i gazebo sulla spiaggia e le parole che vibrano in libertà, forse per la tanta aria intorno.

E mentre salgo a Pietrasanta, libera dai turisti e piena del sole di Sant’Ermete, nel primo pomeriggio, tutto è vuoto e silenzioso. Spiccano le sculture di Park Eun Sun, artista coreano, delle trivelle verso il cielo, ma la luce non è più così minacciosa, in fondo siamo a fine agosto. Guardandomi intorno mi rendo conto di quante mostre ho fatto qui nella mia vita, collettive nel Chiostro di Sant Agostino e personali, come quell’ultima di Oltremare alla Villa La Versiliana di due anni fa. Non sempre fu facile. È stupefacente come in così poche viette, la proposta artistica estiva sia sempre così ricca e varia e piena di sostanza, e come questa piccola cittadina abbia un rapporto così fondante con la cultura, con l’arte. Vi è una tale quantità di eventi che ci si perde … come dire, si viene sì in villeggiatura, ma non solo per il mare, anche per approfondire.

E così in mezzo a questo vuoto di Piazza del Duomo, in cui tutto è quieto e indolente nell’atmosfera del dopopranzo, spunta una persona che osservo, le cui fattezze non mi sono ignote. Sono passati però molti anni dall’ultima volta che ci siamo visti ma non ho dubbi, perché s’è lavorato tanto insieme. Ecco Luca Beatrice, mio amico e critico d’un tempo con moglie e un nuovo bambino piccolo e dolce. E si parla nel modo di un tempo, in modo sereno e sincero, perché gli anni trasformano un poco i corpi ma non i modi. Luca è stato sempre un po’ tutto d’un pezzo, alle volte ostico, determinato, e nel suo modo ha colto gli umori del tempo, ha rischiato, ha soprattutto molto amato la pittura e gli artisti della sua Torino. Vederlo così per caso è stato un dono e un grande piacere.

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