Notizie dagli USA


Ma se i nodi vengono al pettine, i gasdotti cosa fanno?

Vi immagino a Ferragosto, tra ombrelloni, alpeggi e grandinate da eccesso climatico, totalmente ignari della notizia del giorno sui media americani. Pare che il famoso gasdotto, Nord Stream, sia stato distrutto da una banda bassotti di subacquei ucraini, al comando del vertice militare ucraino e con la conoscenza del piano da parte di Zelenski, che noleggiano una barchetta a vela e mezzi ubriachi mandano a picco l’economia tedesca. A leggere questi articoli viene da pensar male, che siano stati redatti dalla CIA per scagionare Biden, che prima dell’invasione di Putin aveva promesso la distruzione del Nord Stream insieme alla fidata Victoria. Ora non è il momento di rinfrescare queste memorie imbarazzanti, ed a pensar male si pecca.

In teoria quest’attacco richiederebbe l’Articolo 5 della NATO, che ora dovrebbe bombardare l’Ucraina, ma come fai a pugnalare alle spalle chi ti ha dato il pane delle commesse della difesa fino ad oggi? E chi e come pagherà i danni di questa scellerata azione terroristica? Non certo l’Ucraina che affonda nei debiti, probabilmente solo la Germania, che capirà ancora una volta cosa significa perdere le guerre mondiali. Grazie all’esplosione del gasdotto, non solo i costi dell’energia hanno reso proibitivo produrre in Europa e bloccato la loro macchina da esportazione, ma con il supporto delle sanzioni più woke (idiote) della storia paesi meno scrupolosi, come Turchia, India, Israele, Cina e tanti altri hanno guadagnato competitività. E per completare il can-can, la Polonia accusa la Germania.

Da un lato sono contento che questa notizia esca sui giornali mainstream americani, a parziale prova che libertà di stampa e di parola vengono protette ed è possibile scrivere articoli come questo, senza essere definiti 'putiniani'. A pochi giorni dal burocrate di Bruxelles che pubblica una lettera immonda a Musk perché intervista Trump su Twitter, è un sollievo. Che poi questi articoli fake-truth facciano gioco al deep state per sviare l’attenzione dai veri colpevoli, è un altro conto.

Una simile riflessione si applica alla rigida protezione degli interessi nazionali: state tranquilli che se un qualunque sommozzatore ubriaco avesse attaccato un nostro gasdotto agli ordini del suo paese, esso sarebbe ridotto in macerie, il governo sostituito, i monumenti abbattuti, il sale sparso sui ruderi. Unico paese autorizzato a dare in testa all’America senza che essa si ribelli è Israele, ma non farebbero mai una cosa del genere, forse.

Come tutti i nodi prima o poi arrivano al pettine, così il mistero dell’esplosione del North Stream alla fine arriva a galla, due anni dopo il misfatto. Era evidente fin da subito l’improbabilità di un attacco masochistico russo, e che bastasse seguire i soldi per ritrovare il colpevole di questa distruzione. Eravamo nei mesi in cui la Germania tentennava nel suo supporto all’Ucraina: mandava cerotti, alimentari, giubbettini antiproiettile. Dopo la bastonata in testa del gasdotto hanno capito come comportarsi correttamente: mandano più armi di tutti dopo gli Stati Uniti, in barba alla loro costituzione e principi pacifisti. Non è bastato un piatto di lenticchie per tradirsi, è servito il subacqueo ubriaco con barchetta a vela e pinne.

Sul numero 187 di Zafferano vi scrivevo della caduta morale della Merkel, che s’era allineata alla vera vincitrice di questo conflitto, Victoria Nuland, ed aveva raccontato al mondo di aver mentito negli accordi di Minsk, che servivano solo a guadagnar tempo e fregare Putin. Due anni dopo il presidente russo è ancora lì, molto più cauto a fidarsi dei tedeschi ed europei in generale, mentre la ex-Cancelliera è nella melma, con tutti i suoi paesani.

In ogni caso, vale la pena ricordare la dichiarazione del nostro Presidente poco prima del conflitto ucraino: "If Russia invades, there will be no longer a Nord Stream, we will bring an end to it." (se la Russia invade non ci sarà più un Nord Stream, ne causeremo la fine) e riflettere su quanto sia probabile che una banda di sommozzatori ubriachi in barca vela e pinnette sia il vero colpevole. Sempre meglio seguire i soldi, che testate che scrivono articoli sotto dettatura degli spioni.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Silvia Andrea Russo (Cremona): passione per l'antichità, la letteratura, la recitazione, la musica, il canto e la scrittura
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro