Vita d'artista


Grave Gallery

Gli artisti hanno sempre avuto un rapporto di vicinanza e fascinazione con la morte, la definirei addirittura una conditio sine qua non del fare artistico.

Dalle raffigurazioni danzanti della morte di origine medioevale alla Pietà di Michelangelo, dal Cristo morto del Mantegna che ti invita letteralmente a far parte della scena, ai bianchi cadaveri che galleggiano in primo piano ne La zattera di Medusa di Gericault, per finire con il suicidio dello scoiattolo di Maurizio Cattelan, nell’opera dal titolo Bidibidobidiboo, la morte sembra quasi una spinta a fare arte. Nella scena di quest’ultima opera in particolare emerge una tragedia piccola, se non addirittura surreale: in una cucina anni ’50, riverso su un tavolo di formica troviamo uno scoiattolo morto con gli occhi aperti, ai suoi piedi una pistola. Si è suicidato.

In molti osservano e dichiarano un po’ enfaticamente la scomparsa stessa dell’arte , per dirla come Baudrillard: a questo proposito mi sembra interessante la notizia di pochi giorni fa dell’apertura della Grave Gallery, la prima galleria che invece di un loft in pieno centro, ha affittato un lotto funerario di due metri quadri, installandosi nello storico cimitero degli attori di Hollywood Forever, a Los Angeles. L’artista e performer Nao Bustamante ha inaugurato la galleria vestita di nero con una maschera d’oro e un megafono vittoriano, esortando i visitatori ad andarsene.

Mi viene in mente l’elenco del grande Mark Rothko di alcuni “ingredienti” necessari alla pittura, in una sua intervista del 1958:

Una chiara consapevolezza della morte. Tutta l’arte è in rapporto con la morte. Sensualità, indispensabile per rappresentare il mondo in modo concreto. Tensione, ossia conflitti o desideri che nell’arte sono dominati nel momento stesso in cui si manifestano. Ironia, un’ingrediente moderno (i Greci non ne avevano bisogno). Una forma di cancellazione di sé, e al tempo stesso di autoanalisi, in cui l’uomo può, almeno per un istante, sfuggire al suo destino. Arguzia, umorismo. Qualche grammo di effimero e qualche grammo di casuale. Un dieci per cento di speranza… Solo se ne avete bisogno.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite