Vita d'artista


La furia iconoclasta e la legge del 2%

In questi ultimi giorni di rivolte e furia iconoclasta, vedendo piombar a terra la statua di Cristoforo Colombo a Baltimora, mi è venuta in mente un'altra statua: quella di Saddam Hussein, di fattura italiana, che era in piazza Firdos a Baghdad e che il 9 aprile 2003 la folla proprio non riusciva ad abbattere, nonostante l'aiutino...

... dell'esercito americano. Dopo un ultimo scroscio d'armi, lentamente il braccio di Saddam, che disegnava una elle con il corpo, puntò verso il basso ma non si ruppe.

La storia è dinamica e alle volte i monumenti (quelli di Lenin in primis) vengono abbattuti. Non tutti però: ricordo di recente, visto durante un viaggio in Sassonia, il monumento a Karl Marx nella città industriale di Chemnitz , ancora lì perfettamente intatto, e straordinario.

Penso anche che la furia, se invece che politica fosse estetica e ben diretta, potrebbe finalmente abbattere decine di monumenti, soprattutto in Italia, decisamente brutti. Molti di questi derivano dalla famosa "legge del 2%", del 1942,  che  prevedeva l’obbligo di "abbellimenti artistici" per tutta l’edilizia pubblica in fase di realizzazione. E così l’Italia è attraversata da monumenti ai Caduti, al Milite Ignoto, alla Resistenza, alla Patria, ai Lavoratori, o da opere di decorazione e scultura nelle carceri, nelle scuole, nei tribunali, frutti molto, troppo spesso mediocri dell’applicazione di quella legge.

Anch'io partecipai a uno di questi concorsi pubblici a metà anni Novanta e inaspettatamente lo vinsi. Era un pannello decorativo di due metri per cinque, da installare in una nuova caserma dei carabinieri in Sardegna. Passare dal bozzetto alla realizzazione non fu facile, decisi dunque di dividerlo in tre parti, da assemblare. I soldi erano pochi e finii col caricare i tre pesanti pannelli di legno sul tetto della vecchia Fiat 1, per poi andare a installarli.

Fu un viaggio un po’ pazzesco ma il meglio furono le facce dei carabinieri quando arrivammo alla caserma di Riola Sardo, in provincia di Oristano. Quando ci presentammo ci guardarono come se avessero liberato i matti dal manicomio, totalmente impreparati e increduli. Montammo il pannello in una apparente e divertita indifferenza generale e poi ci salutammo. Chissà se è ancora lì.

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa