Pensieri e pensatori in libertà


Che cos'è la filosofia del gesto?

La filosofia del gesto è il nome di una proposta filosofica originale. Sì, come quelle che si trovano nei manuali di storia di filosofia. Finirà poi in quei libri? Chi lo sa? Nessuno può saperlo, ma non è questo che conta: ciò che conta è sentire la necessità di pensare in modo nuovo i temi antichi e avere la fortuna di poterli organizzare in modo organico, seguendo buoni maestri. Qui si tratta di uno studio nuovo del nostro pensiero, che troppo spesso è stato...

... limitato a una sola funzione: quella dell’analisi. Prendete un contenuto qualsiasi – un testo, una funzione, un problema, un pezzo musicale, una pubblicità – e di solito, a scuola, lo spezzettate per capirlo. Poi lo si potrà ricostruire unendo i pezzi. Questo tipo di ragionamento, analitico, è quello su cui noi costruiamo gran parte delle discipline accademiche, di ogni genere.

Ma gli esseri umani non capiscono la realtà solo in questo modo. Di solito, a cominciare dalla conoscenza infantile del mondo e del linguaggio, si muovono per capire, fanno delle azioni imitando qualcuno. Queste azioni, che sono determinate da un inizio e una fine, sono quelle attraverso cui capiamo sinteticamente i significati della realtà e li comunichiamo. Ciò rimane vero per tutta la vita. Per esempio, quando scriviamo una poesia d’amore o di morte è perché abbiamo di fronte una realtà affettivamente troppo complessa per essere compresa con un’analisi. Scriviamo non per essere famosi ma per capire. E, mentre capiamo, comunichiamo. Scrivere una poesia o imparare a dare un nome a un oggetto sono azioni di questo genere, che chiamiamo gesti. Un gesto è un’azione con un inizio e una fine che porta un significato, sinteticamente. Gesto viene infatti dal latino “gero”, che vuol dire portare.

Facciamo gesti di comprensione sintetica in ogni ambito della vita: nei riti pubblici di giuramento per capire chi è il presidente, il premier o il re, o in quelli privati d’amore per dire che vogliamo bene. Facciamo dei gesti per capire la natura attraverso gli esperimenti scientifici o attraverso diagrammi matematici. Le nostre applicazioni tecnologiche o le performance artistiche sono interessanti quando sono gesti, cioè ci fanno partecipare di un significato con la mente e con il corpo. E i gesti delle mani? E i gestacci? Sì, anche questi sono azioni con cui comprendiamo il mondo, ma sono un po’ più incompleti di una sinfonia, di un matrimonio o di un esperimento nucleare. Dovremo capire quali siano questi gradi che differenziano i gesti di un tipo da quelli di un altro, anch’essi però fanno parte di un modo di portare un significato come lo sono tutte quelle azioni che si riferiscono alla medesima radice e che uniscono la gestualità alle gesta eroiche, alla gestazione, alla gestione.

Il nostro ragionamento, per fortuna, viaggia sempre, pendolarmente tra una comprensione sintetica e una analitica della realtà, ed è questo pendolo che conferisce ricchezza alla nostra conoscenza e varietà alle nostre vite di esseri che comprendono e comunicano. Ci sono logiche e matematiche complesse per illustrare come ciò avvenga ma è importante capire che la comprensione del mondo ha una razionalità profonda anche nelle nostre azioni. Per questo ho provato a scriverne un libro introduttivo (Filosofia del gesto, Carocci, 2021).


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite