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Zio Joe all'attacco

Dopo un inizio in punta dei piedi per non inimicarsi i 75 milioni che han votato Trump, Joe Biden ha fatto poche importanti promesse in linea con il predecessore, e le ha mantenute in pieno. Rispetto ai 100 milioni di vaccini promessi per il primo trimestre, la nuova amministrazione ne ha iniettati il doppio, raggiungendo velocemente il 50% della popolazione americana. La prospettiva di festeggiare il 4 di luglio senza maschere, lockdown e patemi d’animo è realistica. Nell’economia Biden ha prima fatto passare... 

... un finanziamento da 1.900 miliardi di dollari destinati ad infrastrutture e sostenimento dei settori più impattati dai lockdown, ed ora è pronto a stamparne altri 1.800 per togliere dalla povertà 7 milioni di americani e dare un quarto giro di assegni di sostentamento a chi ha perso o dovuto ridurre il lavoro causa Covid. Solo nell’ultimo mese sono stati erogati 163 milioni di assegni, un numero impressionante. Cosa succede all’economica con questa valanga di dollari? L’economia cresce del 6.4%, fa il botto, ed il PIL torna oltre i 19.000 miliardi di dollari, quasi come prima del Covid.

Ovviamente questa performance muscolare è dopata: la gente risparmia molto più di prima, investendo in borsa, criptovalute e specialmente case, con i prezzi che vanno alle stelle e la paura dell’inflazione si sente. Lo slogan “fai in America, compra americano” è facile da dire, meno da fare. Non fai partire una fabbrica da prato verde in pochi mesi, specie quando le catene logistiche sono ancora globali e le aziende comprano tantissimo in Cina. La fila di portacontainer in arrivo dall’estremo oriente è impressionate, e la bilancia commerciale continua a sbilanciarsi verso est a $533 miliardi. In ogni caso la borsa corre, i posti di lavoro e salari aumentano, per adesso siam tutti contenti nella speranza che la bolla non scoppi.

Pochi si aspettavano che il simpatico zio d’America potesse fare così tanto, nonostante esser così ben voluto anche a Washington. A differenza del predecessore non appare molto, e delega ai suoi esperti che per la maggior parte sono preparati servitori dello stato di lungo corso. Con questa seconda tranche di finanziamenti si avvicina all’area liberal del partito, e le recenti promesse di biennio universitario gratuito, tasse sui redditi da $400mila ed innalzamento del reddito minimo a $15/ora sono proprio quanto chiedevano Sanders, Warren ed AOC. Ma a differenza di tre mesi fa, quando solo il 34% del paese credeva che Biden facesse bene all’economia, ora lo Zio d’America ha il 55% dei consensi, e lo usa per asfaltare le resistenze di centristi e repubblicani.

La stessa aggressività che usa per passare le riforme domestiche, la mostra in politica estera, dando del “killer” a Putin piuttosto che spingendo altre sanzioni e mandando marina ed aviazione nel cortile di casa degli avversari. Il vero bersaglio in questo caso è la Cina, paese che ha reagito meglio di tutti al virus e che continua ad allargare la propria fascia d’influenza in Asia ed Africa, oltre che ad incrementare vendite e spedizioni proprio verso gli USA. Con una popolazione che è quattro volte quella americana, ed un sistema autoritario molto veloce nel decidere investimenti industriali e tecnologici, la Cina riesce a tenere per se buona parte delle fabbriche e produzioni che Biden vorrebbe re-importare. Le basta aprire un po’ la porta ed ecco che gli investimenti esteri crescono del 49% con $46 miliardi che arrivano nelle mani degli imprenditori cinesi (qui): altre fabbriche, altri posti di lavoro solidi.

Il Covid in questo caso ha giocato a favore della Cina, perché non serve più mandare aziende e ricercatori a copiare in Silicon Valley se poi si lavora tutti da casa: tanto vale investire negli ecosistemi digitali delle città più all’avanguardia, e Shenzen, Shangai e Tianjin vanno benone. Questa per Zio Joe è una gran gatta da pelare: spingere verso il decoupling, ossia smarcarsi dalla fabbrica cinese, oppure rinsaldare l’alleanza con gli europei per far fronte comune al dragone e ristabilire un rapporto commerciale più conveniente? Per ora sta compiendo passi in entrambe le direzioni e flettendo i muscoli militari, perché due missili non si negano mai a nessuno e la Cina non può permettersi una guerra. Quella si che fermerebbe il commercio trans-pacifico.

Secondo me, Joe Biden tra un anno farebbe bene a passare il testimone alla Vicepresidente Harris, uscendo di scena con un numero di successi che pochi avrebbero previsto al suo ingresso, da campione al tramonto. Il conflitto con la Cina non è uno sprint, servono resistenza ed un approccio nuovo. In tutto questo vedremo cosa decide di fare la Germania, ovvero l’Europa: rinforzare l’alleanza atlantica o provare a far da soli sulla scorta dei 428 milioni di cittadini divisi tra 28 condomini? La performance sui vaccini suggerisce che la distanza tra ideali ed execution sia ancora grande a Bruxelles, si accettano scommesse.


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite